Aveva raccontato di essere fuggito
dalla Nigeria per non subire una possibile condanna a morte,
autoaccusandosi di aver ucciso una persona per beghe familiari
legate a dei terreni di famiglia, e il tribunale di Venezia ha
deciso che il profugo non va rimpatriato, ribaltando una
decisione del maggio scorso della commissione prefettizia di
Padova. "Il cittadino straniero che è imputato di un delitto
comune punito nel Paese di origine con la pena capitale - è
detto nell'ordinanza - ha diritto al riconoscimento della
protezione sussidiaria qualora il giudice abbia fondati motivi
di ritenere che, se ritornasse nel Paese d'origine, correrebbe
un effettivo rischio di vedersi infliggere la condanna a morte".
La decisione, impugnata dall'avvocatura dello Stato, parte anche
dal presupposto che "nel nord-est della Nigeria persiste una
grave situazione di insicurezza che impone di sospendere i
rimpatri forzati" e ciò basterebbe "a integrare i presupposti
per il riconoscimento dello status di protezione sussidiaria".
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