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Rovigo, quattro operai morti per esalazioni. Indagati responsabili ditta e collega "eroe"

Ex carabiniere ha salvato compagno, mercoledì l'autopsia delle vittime

La Procura di Rovigo ha iscritto nel registro degli indagati i legali rappresentanti della Co.Im.Po, l'azienda di Adria dove ieri sono morti quattro operai per una nube tossica. L'ipotesi di reato è omicidio colposo plurimo. Indagato anche Rossano Stocco, il dipendente della Coimpo che ha salvato la vita a un collega. L'atto sarebbe legato al fatto che Stocco risulterebbe titolare della vasca da cui è uscito l'acido. L'autopsia sulle quattro vittime sarà effettuata domani.

L'INCIDENTE - Sono morti in quattro, uno dietro l'altro per soccorrersi, e solo un quinto si è salvato dalla nube di anidride solforosa, rischiando a sua volta la vita per intossicazione. L'incidente chimico è avvenuto lunedì mattina in un'azienda di trattamento rifiuti in Polesine, la 'Co.Im.Po' di Ca' Emo, una frazione di Adria. Una serie di capannoni e vasche in mezzo alla campagna, dove vengono trattati reflui urbani e rifiuti speciali, resi inerti con l'acido. Un'operazione come tante, nella quale però qualcosa non ha funzionato: forse la fretta nel travaso dell'acido solforico nella vasca dei reflui - un invaso a cielo aperto di 40 metri per 30 - oppure una sottovalutazione degli operai, nessuno dei quali indossava le maschere anti-gas; sicuramente, ha spiegato il Pm Sabrina Duò dopo il sopralluogo, una "evidente carenza dei sistemi di sicurezza dell'azienda". Non c'è stata esplosione: la morte è arrivata silenziosa, come avviene sempre con le nubi chimiche. Ma chi era in paese, vicino all'impianto, ha capito subito che era accaduto qualcosa di grave. La gente si è coperta la bocca con le mani, chi era in casa o nei negozi ha chiuso porte e finestre, mentre l'odore acre copriva tutto.

Secondo la prima ricostruzione dei vigili del fuoco, che dovrà essere supportata dai risultati delle autopsie e analisi tecniche, i primi due operai e l'autista di un camion che trasportava i reflui stavano travasando da una cisterna acido solforico nella vasca che conteneva già ammoniaca.

Il mix di sostanze ha dato vita ad una micidiale nube di anidride solforosa, che non ha dato loro scampo: le vittime sono Nicolò Bellato, 28 anni, e Paolo Valesella, 53, entrambi di Adria, Marco Berti, 47, di Mardimago (Rovigo), e l'autista del camion, Giuseppe Baldan, 47, di Campolongo Maggiore (Venezia).

La 'catena' di morte che li ha legati è stata questa: Berti e Vallesella, operai della Co.Im.Po, erano all'esterno vicino alla cisterna, assieme a Baldan. Quando c'è stato l'incidente il terzo operaio, Bellato, dall'ufficio ha visto tutto tramite la telecamera di sicurezza; senza pensarci si è portato all'esterno in aiuto dei compagni, restando anch'egli fulminato dall'anidride solforosa. Mentre altri dipendenti della ditta scappavano verso i campi, un quinto operaio, Massimo Grotto, 47 anni, ha cercato di soccorrere i colleghi, ma è subito caduto privo di sensi. Sarebbe morto se un sesto dipendente, Rossano Stocco, 52 anni, ex carabiniere, non l'avesse trascinato via a braccia con enorme coraggio, dopo essersi messo la maschera anti-gas. Grosso è stato portato in rianimazione all'ospedale di Adria.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso il proprio cordoglio alle famiglie delle quattro vittime, sentimento a cui si è unito il ministro Giuliano Poletti. "I numeri dicono che c'è una condizione di migliore sicurezza - ha osservato Poletti - ma fino a quando accadono fatti tragici come questi vuol dire che ci sono ancora elementi di pericolosità e rischio troppo altri". Il governatore Luca Zaia ha definito quella di Ca' Emo "una delle tragedie più devastanti per il mondo del lavoro in Veneto". Il sindaco di Adria, Massimo Barbujani, ha proclamato il lutto cittadino.

Per sapere la verità sulla tragedia della Co.Im.Po bisognerà attendere le risposte dei consulenti della Procura e i risultati delle autopsie, previste fra due giorni. Ma il pm Sabrina Duò è apparsa chiara nella prima valutazione, parlando di "evidenti problemi di sicurezza" all'interno dell'azienda. "L'errore umano? Tutto può essere - ha aggiunto - ma qui qualcosa non è stato rispettato sotto il profilo del ciclo di produzione. Questi acidi non andavano scaricati direttamente nella vasca".

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