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Allarme AC75: i foil si rompono?

36 America's Cup

Responsabilità editoriale Saily.it

I primi test sui foil zavorrati delle nuove barche dell'America's Cup stanno allarmando progettisti e team. In molti casi i foil nei test non hanno retto il peso e si sono rotti. Per questo è possibile un rinvio di tre mesi su tutto il programma (e una delle conseguenze è l'annullamento della seconda tappa italiana nel 2019) verso la Prada Cup e America's Cup 2021, che restano alle date fissate. Intanto i designer non ci dormono la notte...

 

La marcia verso la 36ma Coppa America rischia di essere, dal punto di vista sportivo e velico, molto compressa. Ritardi sono in vista nei vari delle prime barche della nuova classe AC75, e di conseguenza è probabile che slittino altre date tra quelle previste in calendario, si parla di un rinvio di tre mesi. Il motivo? Dai primi test strutturali sarebbe emerso che i foil zavorrati (la grande rivoluzione dei monoscafi senza chiglia) hanno un'altissima percentuale di rottura, di fatto non reggono lo sforzo.

A rivelare questo inquietante sviluppo è stato pochi giorni fa sul New Zealand Herald Peter Montgomery, il giornalista kiwi conosciuto come The Voice della Coppa per le sue telecronache worldwinde: "Durante i test di carico si sono verificate molte rotture". I test si riferiscono alle braccia dei foil, la parte one-design, quindi fornita identica a tutti i team. Su queste parti le prove sotto carico hanno evidenziato il problema: i foil fatti così non reggono il peso previsto. Le conseguenze hanno riguardato già i prossimi vari. Il Protocollo autorizzava i team a varare le prime barche dal 1° aprile 2019, ma nessuno sarà in grado di varare prima di giugno, e forse il ritardo sarà ufficializzato modificando lo stesso Protocollo.

Gli organizzatori speravano di avere due tappe delle America's Cup World Series nel 2019 (e si era parlato in entrambi i casi di località italiane), nelle quali defender e sfidanti si sarebbero fronteggiati. A Montecarlo la scorsa settimana è stato annunciato invece un solo evento, a Cagliari e a ottobre, confermando che tutto il programma è in ritardo. A farne le spese, tra gli altri, è stata Trieste: senza questo stop legato alle rotture nei test di carico, avremmo con tutta probabilità visto una tappa nella settimana della Barcolana...

"Ci sarà un programma molto compresso - ha detto Montgomery - perchè le date della Prada Cup e dell'America's Cup, ad Auckland tra febbraio e marzo del 2021, non verranno cambiate."

Con progettisti, strutturisti, ingegneri, maghi del software, team velici, cantieri, tutti in attesa degli sviluppi sulle capacità di carico dei rivoluzionari foil zavorrati, la Coppa America prossima ventura va avanti tra accelerazioni e frenate. La serata di Monaco è stata una bella sgommata in avanti, tra ologrammi e champagne. Ma la realtà è un brusco risveglio. E la grana strutturale non sarebbe l'unico cruccio sulla strada verso Auckland 2021.

AUCKLAND NON PUO' OSPITARE PIU' DI 6 TEAM (DEFENDER COMPRESO)?- In Nuova Zelanda la prossima America's Cup ha creato qualche imbarazzo istituzionale su base finanziaria. Non ci sarebbero infatti abbastanza fondi per pagare la costruzione delle basi degli sfidanti o comunque predisporre adeguatamente i loro spazi lungo il waterfront di Auckland, come stabilito a seguito di decisioni politiche molto ponderate. C'è chi assicura che in città ci sia posto solo per 6 basi. Se come annunciato il 30 novembre ci sono 8 nuove sfide ricevute, ci si affretta subito a dire che: "Una sola è accettabile, le altre devono completare i requisiti", e comunque tutti gli osservatori concordano sul fatto che alla fine al massimo si potranno aggiungere solo due nuove sfide alle tre esistenti (Luna Rossa, American Magic e INEOS). Se fossero di più, si dovrebbero affrontare maggiori costi di preparazione delle basi, al momento non ipotizzabili.

I DESIGNER NON CI DORMONO LA NOTTE - Sebbene vincolati da severi obblighi di riservatezza, alcuni capi-designer dei team riconoscono tuttora la complessità del progetto: "È una barca molto difficile da disegnare, perché non abbiamo mai visto prima qualcosa di simile - ammette Martin Fischer di Luna Rossa - e si tratta di capire come funziona la dinamica, abbiamo visto alcuni video che mostrano quanto questa configurazione sia relativamente instabile: quando la barca sta navigando, tutta la portanza verticale è sul foil che è abbastanza lontano dalla barca, se c'è un incidente è come la barca inciampasse su un piede". L'analisi di Guillaume Verdier, di Emirates Team New Zealand, è essenzialmente la stessa: "Far volare costantemente la barca è una grande sfida, con la zavorra sulle ali, possiamo vedere dai video in circolazione che nelle fasi di transizione, le strambate e le virate, è più complicato rimanere in volo. Per non parlare delle considerazioni aerodinamiche, sapendo che ci stiamo muovendo da un'ala rigida a una vela morbida".

 

 

 

Responsabilità editoriale di Saily.it