Da sempre crocevia di popoli e culture per la sua posizione di cerniera tra le Alpi e le pianure, la Valle d'Aosta conserva numerose e preziose testimonianze del suo passato sotto forma di un patrimonio storico-monumentale e archeologico che la rende una delle mete predilette del turismo culturale, oltre che degli amanti della montagna.
Al tesoro costituito, tra gli altri, dai reperti di epoca romana e medievale si affianca, da meno di un mese, il Parco archeologico e Museo dell'area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans di Aosta, struttura realizzata nell'omonimo quartiere a poco più di un chilometro dal centro storico nei pressi di un'antica chiesa.
Il sito, ribattezzato la 'Stonehenge delle Alpi' per la sua importanza, presenta una stratificazione di sei metri con testimonianze che, a partire dalla fine del Neolitico, attraversano l'età del rame, del bronzo, del ferro e romana, per giungere infine al Medioevo e all'età moderna. Gli archeologi ne hanno accertato la funzione di luogo di culto e di celebrazioni sacre, rinvenendo, oltre a oggetti appartenenti alle diverse poche, imponenti monumenti costruiti con grandi pietre (megaliti), dolmen e stele antropomorfe.
Il parco con l'annesso museo sono il frutto di un lungo lavoro di recupero, restauro e valorizzazione dell'area megalitica a partire dalla scoperta casuale del vasto 'giacimento archeologico', avvenuta nel giugno 1969 quando uno scavatore impegnato nella costruzione delle fondamenta di un condominio urtò una stele antropomorfa di 4.000 anni.
Dopo aver stabilito l'estensione e la reale entità dei reperti, la Regione Autonoma Valle d'Aosta ha acquisito il sito che è stato oggetto di periodiche campagne di scavo per oltre un ventennio, riprese per ulteriori approfondimenti nel 2001e tra il 2006 e il 2008. Nel frattempo nel 2006 erano iniziati i lavori per rendere fruibile alla collettività l'area che hanno condotto all'apertura della prima parte del Parco.
Il sito si estende su una superficie di quasi un ettaro (9821 mq), di cui 1200 mq di spazio espositivo, oltre a un museo con importanti testimonianze. In futuro sarà visitabile anche la porzione degli scavi sottostante il lato Sud della struttura dalla copertura architettonica a forma di lanterna, in superficie divisa in due dalla strada che attraversa il quartiere di Saint-Martin, ma collegata a livello del giacimento archeologico con l'area Nord appena inaugurata, per una futura visione del sito a perdita d'occhio.
Il visitatore giunge in un'area le cui tracce storiche vanno dalla chiesa romanica, sorta sui resti di necropoli romane e galliche, ai santuari dell'età del rame, sino ai rituali di consacrazione risalenti alla fine del Neolitico come l'aratura e gli allineamenti di pali lignei e di stele antropomorfe.
Nel sito gli scavi archeologici giunti a sei metri di profondità hanno individuato otto fasi d'uso dell'area che dal periodo Neolitico finale (4100–3900 a.C.) si sono succedute nel corso del III millennio a.C., durante l'intera età del rame: da un'aratura rituale e da fosse circolari ('pozzi') contenenti offerte al successivo santuario a cielo aperto con pali lignei (totem) orientati secondo criteri ritenuti astronomici, fino al periodo delle stele antropomorfe. In seguito l'area è stata utilizzata con funzione funeraria, con l'innalzamento di monumenti funebri costruiti con megaliti, come il maestoso dolmen.
La funzione funeraria verrà mantenuta anche nell'età del bronzo (2200–1600 a.C.) quando le stele sono riutilizzate per costruire tombe a cista (costituite da sei lastre di pietra a formare una sorta di scatola) e nell'età del ferro, tra i secoli XI e I a.C., con la realizzazione di tombe galliche e romane.
Secondo gli studiosi a Nord-Ovest del sito archeologico si dovrebbero trovare villaggi ancora oggi sepolti, in attesa di essere localizzati e riportati alla luce. Un mistero che rende la visita ancora più affascinante.
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