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Medico prima linea, serve forza per arrivare in fondo

L'anno di pandemia in ospedale, dal virus sconosciuto al vaccino

(di Thierry Pronesti)

"Bisogna avere la forza per riuscire ad arrivare in fondo. La fatica di questa infezione è che ogni volta che pensi di esserne uscito ci ricapiti dentro. E' successo per la spagnola, per tante pandemie. Occorre sempre pensare che non sia finita, purtroppo. Non va mai abbassata la guardia. Ma la speranza nel vaccino è grandissima". Insieme ai suoi colleghi e al personale sanitario, la dottoressa Silvia Magnani, specialista in malattie infettive, ormai da un anno combatte in prima linea la pandemia da Covid-19 in Valle d'Aosta.
    Quando nei primi mesi del 2020 stavano emergendo i primi casi, all'ospedale Parini "ci siamo tenuti in contatto con gli infettivologi del Nord Italia. Fin dall'inizio è stato abbastanza evidente che ci fossero dei numeri impressionanti e che molte persone dovessero essere ospedalizzate. Per cui questo ha scompaginato l'equilibrio e l'ordine delle priorità, perché è diventata la 'monopatologia' della primavera dello scorso anno".
    In quel momento la chiusura totale ha aiutato "ad arrestare la diffusione del contagio, non c'erano grosse idee su come trattare" i pazienti positivi, ma solo "una forma di impotenza di fronte a un virus che si conosceva ancora poco". Poi con l'estate "si è preso un po' di respiro", c'era la "percezione che una seconda ondata sarebbe arrivata" ma "l'idea era quella di aver capito un po' di più come funzionasse il virus, di riuscire a mantenere un po' di distanziamento, a contenere la diffusione dell'infezione". Per questo il picco di contagi autunnale ha colto "un po' di sorpresa" per la sua portata. "C'è stata la difficoltà di nuovo di ritrovarsi in una situazione simile a quella della primavera, con le stesse forze che erano un po' più fiacche, più abbattute". Ma con il problema che, senza una nuova chiusura - "scelta giustissima dal punto di vista economico" - "non si potevano sacrificare gli ambulatori e le attività ospedaliere". Quindi era difficile "trovare il personale che potesse dedicarsi ai pazienti Covid positivi e c'è stato un nuovo impegno collettivo corale, che ha nuovamente affaticato le risorse mediche. Sono stati tanti i sanitari che si sono infettati".
    A livello emotivo "all'inizio, ovviamente, lo scoraggiamento - ricorda l'infettivologa - tendeva a prevalere. Poi c'erano, ci sono sempre, dei momenti un po' di esaltazione, nei quali si vedono solo i risultati positivi, e dei momenti di sconforto in cui si vede solo quanto di brutto stia succedendo e quanto non si riesca a correggere una situazione. Ora, dico la verità, io ho una forma di sospensione emotiva che cerco di forzarmi a mantenere: purtroppo le cose andranno per le lunghe, per cui bisogna purtroppo cercare di risparmiarsi un po' di forze, anche un pochino a livello di emozioni, cercare di mantenere una sospensione dei sentimenti estremi perché sono sfinenti, sfibranti, alla fine".
    In questi mesi c'è una "corsa al vaccino un po' rallentata, per cui si vorrebbe sempre essere un po' più avanti di quello che non si sia in realtà". Anche se "si sta facendo moltissimo, la Valle d'Aosta sta vaccinando tempestivamente, ci sono ancora tante fasce di persone che non hanno ricevuto il vaccino e che sono ricoverate in ospedale per delle forme piuttosto impegnative. Diciamo che si aspetta la terza ondata, in verità la seconda è stata con l'onda lunga e quindi, su questa onda lunga, adesso ci sarà sicuramente una ripresa del numero dei casi con queste nuove varianti, che ormai rappresentano il 50% dei casi". Per questo "bisognerà riuscire ad avvicinare tutta quella parte di popolazione più a rischio: sono stati vaccinati i novantenni e infatti in ospedale abbiamo gli ottantenni ricoverati. Quando saranno vaccinati gli ottantenni avremo i settantenni, quando saremo arrivati anche ai sessantenni vaccinati probabilmente l'ospedale non avrà più necessità di reparti dedicati. Perché più si va avanti con gli anni e con le patologie e chiaramente più c'è il rischio di avere una forma importante di infezione da Covid".
    Riguardo all'evoluzione della pandemia, "adesso potremo avere un paio di mesi di clou, di aumento dei casi. Poi una diminuzione sicuramente con l'estate, per via anche dei comportamenti, del fatto che si sta più all'aperto e che le scuole non hanno lezione, quindi non ci si ritrova in stanze chiuse. Però con l'autunno, molto probabilmente, ci saranno sicuramente altri casi fino a che non arriverà l'immunità di gregge. Per cui è molto probabile che noi per tutto il 2021 avremo questo problema".
   

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