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'Torni in Marocco in una bara', condanna

'Torni in Marocco in una bara', condanna

Valdostano 38enne, imputato per stalking e lesioni all'ex

AOSTA, 16 marzo 2018, 16:26

Redazione ANSA

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 "Il padrone sono io, fai quello che dico io, altrimenti te ne torni in Marocco, ci torni anche dentro una bara". Anche con questa espressione, secondo quanto ricostruito dall'accusa, si è rivolto all'ex moglie marocchina un trentottenne valdostano accusato di stalking e lesioni personali aggravate. Il giudice monocratico del tribunale di Aosta Marco Tornatore lo ha condannato a due anni e due mesi di reclusione e a un risarcimento di diecimila euro.

Comportamenti che sono ripresi - ha spiegato in aula il pm Luca Ceccanti - dopo un'assoluzione in un altro processo, approfittando anche dei momenti in cui l'uomo poteva rivedere suo figlio. Oltre a un "episodio di aggressione" del giugno 2016, il magistrato ha ricordato quello delle vacanze di Natale dello stesso anno: prima la minaccia, poi "non si contiene, la sbatte contro il muro, lasciandole segni sul corpo". Una vicenda, più in generale, fatta di "ignoranza e di becera volontà di prevaricazione, venata anche di razzismo", ha affermato il pm.

Un medico ha confermato di "aver ricevuto in studio la donna con un braccio al collo, averle chiesto cosa fosse accaduto" e di essersi sentita rispondere che era "stata picchiata dal marito", ha ricordato Ceccanti, che aveva chiesto una condanna a due anni e quattro mesi di reclusione. Inoltre "anche la psicologa dei servizi sociali ha detto di aver percepito chiaramente la paura della donna del marito".
Dall'aprile del 2017 l'uomo era sottoposto al divieto di avvicinamento all'ex moglie.

"Siamo proprio sicuri - ha sottolineato Kira Vittone, avvocato dell'imputato - che ci sia un mostro che vogliamo mandare in carcere, con tutte le conseguenze" del caso?. "Chi è razzista - ha aggiunto - non intesta la casa alla propria moglie e non diventa musulmano per sposarsi. Non ci sono state rappresaglie e congiure, ma tante discussioni da una parte e dall'altra".
L'avvocato di parte civile, Liala Todde, ha spiegato che la denuncia è stata fatta "per avere un po' di serenità, per smettere di essere un oggetto vittima delle sue violenze".

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