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Frana Courmayeur: proseguono crolli, traforo M.Bianco chiuso e riaperto

Dall'8 aprile crollati fino a 20.000 m.cubi. Monte La Saxe monitorato da esperti Costa Concordia

Chiuso e riaperto nella notte il traforo del Monte Bianco, in seguito a nuovi importanti crolli.

Con l'abbassamento della temperatura sono diminuiti nella notte i crolli dalla maxi frana sopra Courmayeur che tiene con il fiato sospeso gli 80 abitanti del villaggio La Palud evacuati dall'8 aprile. Lo smottamento, che potrebbe interessare 400 mila metri cubi di pietre e terra del Monte di La Saxe, rimane comunque instabile e continua a scivolare a valle a una velocità media di oltre 4 metri al giorno. Per oggi è atteso un rialzo termico che potrebbe muovere ulteriormente la frana.

E' compreso tra i 10.000 e i 20.000 metri cubi il volume di terra e rocce franato a valle dal Monte di La Saxe dall'8 aprile scorso, quando è scattata l'evacuazione degli 80 abitanti di località La Palud, sopra Courmayeur. Lo ha spiegato oggi in conferenza stampa Davide Bertolo, dirigente della struttura Attività geologiche della Valle d'Aosta. La massa che incombe sul villaggio alpino è di 400.000 metri cubi e fa parte di un versante monitorato sin dal 2009 attraverso diverse telecamere puntate sulla montagna. "Le traiettorie dei crolli che si sono verificati sino ad oggi hanno seguito quanto preventivato dagli esperti", ha aggiunto Bertolo, spiegando che "al momento non è previsto un ampliamento della zona interdetta". Ad oggi, ha spiegato il geologo, i crolli dalla parete "scaricano tensione" dall'ammasso roccioso, portando a un rallentamento dello scivolamento, che si attesta a velocità di 3-4 metri al giorno. Inoltre con i rialzi termici previsti in primavera "sono attese nuove accelerazioni". La leggera pioggia che sta cadendo su Courmayeur "non ha ancora avuto effetti sul movimento, dato che storicamente ne sono necessari 50-70 millimetri nell'arco delle 24 ore".

I movimenti della frana del Monte di La Saxe che incombe sul villaggio di La Palud, sopra Courmayeur, sono monitorati dagli stessi esperti - dell'Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche - "che hanno tenuto sotto controllo gli spostamenti della Costa Concordia". Lo ha spiegato Davide Bertolo, dirigente della Struttura attività geologiche della Regione Valle d'Aosta. Un altro team di esperti dell'Università di Milano Bicocca si occupa invece di elaborare gli scenari di previsione dei crolli.
   

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