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Ciclone Biden nel Supertuesday Bloomberg lascia e l'appoggia. Rally a Wall Street

S&P 500 sale del 3%. Nelle primarie Dem, l'ex vicepresidente frena Sanders. Delusione per il miliardario e la Warren

Redazione ANSA NEW YORK

Rally a Wall Street con la rimonta di Joe Biden nelle elezioni americane. Il Dow Jones sale del 3,24% a 26.759,27 punti, il Nasdaq avanza del 2,86% a 8.932,84 punti mentre lo S&P 500 mette a segno un progresso del 3,00% a 3.093,49 punti.

'The Joe Biden Show', 'Joe The Miracle', 'Tsunami Joe'. Il giorno dopo il Supertuesday sui media americani è un tripudio di titoli tutti per lui, Joe Biden, l'ex vicepresidente candidato alla Casa Bianca troppe volte dato per spacciato, per bollito, per impenitente gaffeur, e invece più vivo che mai, catalizzatore di consensi, in grado di coalizzare attorno a sé gran parte di quell'elettorato che ha fatto le fortune di Barack Obama: neri, ispanici, donne, indecisi e anche i giovani, a dispetto dei suoi 78 anni. Così Biden si è preso la rivincita che sognava da tempo, dopo tante amarezze e delusioni, e ha vinto dieci dei 14 Stati del supermartedì elettorale: annichilendo quel Michael Bloomberg che voleva soffiargli il ruolo di candidato moderato e fermando la corsa del 'socialista' Bernie Sanders, che stavolta davvero aveva creduto in una fuga incontrastata. Ma così non è stato: il vecchio Joe, contro ogni previsione, lo ha battuto anche in Texas e ridimensionato in California. Non solo: Biden ha superato Sanders sia nel numero dei delegati conquistati (oltre 400) sia nel numero dei voti popolari (quasi 5 milioni), riconquistando a pieno titolo quel ruolo di frontrunner che gli era prematuramente sfuggito. Ma soprattutto il ruolo del candidato anti-Trump più credibile. Perché se l'appoggio dei vari Pete Buttigieg, Amy Klobuchar, Beto O'Rourke lo ha aiutato a spiccare il volo, dopo il Supertuesday anche Bloomberg, gettata la spugna, gli ha regalato l'endorsement.

Per l'ex sindaco di New York è stata un'uscita di scena ingloriosa, con un esordio alle urne a dir poco disastroso nonostante gli oltre 500 milioni di dollari spesi di tasca propria e una faraonica campagna elettorale che lo ha portato a vincere solo nelle Samoa Americane. 'Bloom-Bust', titolano i giornali, un fallimento, mentre Donald Trump lo bullizza su Twitter. E se il fronte moderato si compatta attorno a Joe Biden, aria di svolta si respira anche a sinistra, con la senatrice Elizabeth Warren ormai al capolinea e a sua volta vicina al ritiro. Ne beneficerà Sanders, anche se potrebbe essere troppo tardi. Ma nulla è ancora definitivo, la corsa verso la nomination di metà luglio, alla convention di Milwaukee, è lunga. Una corsa oramai a due, la cui prossima tappa non sarà meno decisiva. Il 17 marzo si vota in Stati chiave come la Florida, l'Ohio, l'Illinois, l'Arizona. Un piccolo Supertuesday insomma, in cui in palio c'è un bottino complessivo di 577 delegati. Ora Biden ne ha circa 433, Sanders 388, anche se i numeri definitivi arriveranno con i risultati finali delle ultime votazioni.

Da spartire ci saranno poi i 26 delegati conquistati da Buttigieg con l'exploit in Iowa e New Hampshire, i 12 di Bloomberg, i 36 delegati assegnati alla senatrice Warren se abbandonerà il campo, i 7 della senatrice Klobuchar e l'unico delegato andato alla deputata Tulsi Gabbard. Per vincere la nomination ne servono almeno 1991. Intanto Biden batte anche le paure per l'epidemia del coronavirus, regalando con la sua nottata elettorale una boccata di ossigeno a Wall Street, terrorizzata da una possibile fuga del socialista Sanders. E fra i titoli in volata ci sono quelli dei colossi delle assicurazioni sanitarie come UnitedHealth e Anthem. Non è un caso, visto che uno dei cavalli di battaglia della campagna di Sanders è combattere il caro sanità con il 'Medicare For All', il programma che prevede l'accesso universale e gratuito all'assistenza sanitaria pubblica, ora riservata solo agli over 65.

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