Usa 2016: coro Gop, Senato fermi Obama su dopo Scalia

Morte del giudice irrompe in dibattito tv. Ormai scintille tra rivali

Anna Lisa Rapana'

All'unisono, i candidati per la nomination repubblicana invocano il 'no' deciso del Senato per frenare Barack Obama ed impedirgli di scegliere il successore alla corte Suprema di Antonin Scalia, scomparso improvvisamente. Comincia da qui la battaglia politica per coprire il posto del giudice conservatore alla massima corte americana che si preannuncia feroce e destinata a dominare la campagna elettorale. Il duello televisivo in Sud Carolina trasmesso dalla Cbs si apre con un minuto di silenzio in ricordo del magistrato che per trent'anni è stato la voce conservatrice nel massimo organo giudiziario statunitense e va in onda subito dopo l'annuncio del presidente Barack Obama di voler tener fede alle sue "responsabilità costituzionali" nel "nominare il successore di Scalia, a tempo debito". Il la lo dà Donald Trump, facendo anche due nomi possibili che lui, da presidente, avanzerebbe per prendere il posto di Antonin Scalia alla corte Suprema, Diane Sykes e Bill Pryor. L'appello al Senato perchè blocchi Obama viene poi ripetuto uno ad uno dai candidati: da John Kasich a Marco Rubio che afferma: "Questo ci ricorda quanto questa elezione sia importante. La Costituzione deve essere interpretata nel modo in cui originariamente fu pensata". Jeb Bush, da parte sua, riconosce che "il presidente ha il diritto di nomina" ma poi incalza sottolineando che per sostenerlo necessita di "un consenso, che senza dubbio non ha". Sulla stessa linea Ted Cruz e Ben Carson.

E' però su tutto il resto che tra i rivali sono scintille, con il clima evidentemente surriscaldato adesso che il fronte repubblicano si è assottigliato e in vista dell'importante verifica delle urne che si sposta a sud con un elettorato più variegato e che può riservare più sorprese di Iowa e New Hampshire. E' scontro su tutto: tra Bush e Trump un susseguirsi di botta e risposta, a partire dal ruolo della Russia nel conflitto siriano. Il magnate newyorchese è a favore di un coinvolgimento di Mosca, l'ex governatore della Florida contrario. I toni si alzano ancora quando motivo del contendere è l'operato dell'ex presidente George W. Bush, che comparirà per la prima volta in Sud Carolina al fianco del fratello Jeb ad un evento elettorale. Trump gli dà del bugiardo per l'intervento in Iraq fino ad additarlo come responsabile dell' attacco al World Trade Center dell'11 settembre, guadagnandosi anche un coro di dissenso da parte del pubblico. "Mentre tu facevi i reality show lui lavorava per tenerci al sicuro", sbotta Jeb. Rubio coglie la palla al balzo ma scivola, quando afferma che "Il World Trade Center è crollato perchè Bill Clinton non uccise Osama Bin Laden quando ne ebbe la possibilità" riconoscendo così inavvertitamente il merito a Barack Obama di averlo eliminato. Rubio è visibilmente teso. Non può fallire questa volta, dopo il flop dello scorso dibattito che ha pagato con una frenata in New Hampshire. Allora si sforza di mostrarsi fermo e deciso e le scintille per lui sono con Ted Cruz con il confronto che si infiamma sull'immigrazione, fino a sfociare nei due senatori di origini cubane che 'litigano' su chi meglio mastica lo spagnolo. Qui è il governatore dell'Ohio John Kasich a tirare acqua al suo mulino e fa da 'paciere': "così ci prepariamo a perdere le elezioni con Hillary Clinton". La gara è poi sull'etichetta conservatrice, quasi a specchiare i democratici Hillary Clinton e Bernie Sanders che dall'altra parte si contendono quella di progressista. E allora l'omaggio è a Ronald Reagan, l'ultimo eroe conservatore cui uno per uno giurano devozione.

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