Da Deutsche Bank al fisco, la mappa dei conflitti di interesse di Trump

Redazione ANSA

Dalla Deutsche bank, al servizio fiscale, dalle concessioni pubbliche, all'agenzia per i rapporti di lavoro: sono alcuni dei campi dei potenziali conflitti di interesse del vasto impero di Donald Trump quando assumera' la presidenza, secondo una 'mappa' del New York Times, secondo il quale l'intenzione di affidare la gestione degli affari ai tre figli non offre adeguate garanzie di indipendenza nelle scelte politiche. Tanto piu' che i tre figli sono nel transition team e giocano un ruolo attivo nella nomine chiave della futura amministrazione, comprese quelle le cui decisioni possono avere effetti sugli interessi della holding di famiglia. Uno di nodi piu' delicati e' quello della Deutsche Bank, la piu' grande banca tedesca e forse oggi il primo creditore del presidente-eletto degli Stati Uniti. Nel 2005 prestò 640 milioni di dollari per il Trump International Hotel and Tower di Chicago e dall'inizio di questo decennio il private banking del gruppo tedesco ha finanziato Trump con altri 300 milioni circa. Ora la banca tedesca sta negoziando con il dipartimento di giustizia, che minaccia una stangata di 14 miliardi di dollari per scontare i peccati dei derivati immobiliari prima della crisi. Se il nodo non sara' risolto prima del suo insediamento, Trump si trovera' a sovrintendere un dipartimento che puo' decidere il futuro del suo piu' grande creditore. Un altro nodo e' quello dell'ispezione fiscale su Trump, che finora si e' rifiutato di rendere noto il suo tax return: il capo del servizio tributario e' nominato dal presidente per cinque anni e il tycoon potrebbe nominare il successore di John Koskinen a scadenza del mandato, il prossimo novembre, o anche prima se si dimettesse o fosse messo in stato di impeachment, come stanno tentando di fare i repubblicani. Possibili conflitti di interesse anche con il board per i rapporti di lavoro, una agenzia federale indipendente preposta al rispetto delle leggi in materia e del diritto dei lavoratori di organizzarsi. I cinque membri che Trump dovra' nominare con l'aiuto del transition team (dove siedono i figli) avranno il compito di indagare sulle denunce dei lavoratori, comprese quelli degli hotel e delle altre proprieta' del tycoon. Giusto una settimana prima delle elezioni, il board ha dato torto al Trump International Hotel Las Vegas per essersi rifiutato di negoziare con un nuovo sindacato dei cuochi. Infine le concessioni pubbliche, come quella per il Trump International Hotel di Washington, ospitato in un edificio storico statale: a meno che la General Services Administration non termini il contratto di affitto prima dell'insediamento di Trump, quest'ultimo si trovera' contemporaneamente nei panni del locatore e dell'inquilino. Vi sono poi i potenziali conflitti di interesse con Paesi stranieri, vista la ramificazione estera del suo impero: prestiti con alcune banche straniere, compresa la Bank of China, proprietà immobiliari in Turchia e Arabia Saudita, dove ci sono governi autoritari con cui Washington intrattiene rapporti delicati ma la cui leadership e' gia' stata oggetto di apprezzamenti da parte di Trump. Il dubbio, secondo alcuni, è che queste aperture, oltre che alla pura strategia geopolitica, rispondano anche agli interessi personali del magnate.

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