Addio a Roy Hargrove, 49 anni, il
"giovane veterano" del jazz, che nella sua relativamente breve
carriera ha fatto quello che tanti musicisti di jazz non hanno
ancora fatto a sessant'anni. Molte volte ospite di Umbria Jazz,
sia a Perugia che Orvieto: la prima a Perugia nel 1989, l'ultima
lo scorso luglio.
A cavallo degli anni '80-'90 Roy Hargrove - ricorda Umbria Jazz
- era annoverato tra i giovani leoni del nuovo bebop. Texano,
ottimi studi (anche un anno alla Berklee) Hargrove era
considerato un autorevole epigono della grande filiera dei
trombettisti che nell'era del bebop avevano rivoluzionato il
jazz: Fats Navarro - Dizzy Gillespie - Clifford Brown.
Wynton Marsalis lo aveva scoperto in una visita alla scuola di
Dallas in cui il giovanissimo Roy studiava, e lo aveva aiutato
ad inserirsi nel mondo del jazz più importante. Seguì una lunga
teoria di collaborazioni: Bobby Watson, Jackie McLean, Frank
Morgan, Steve Coleman, Johnny Griffin, Jimmy Smith, Oscar
Peterson, perfino Sonny Rollins. A 20 anni pubblicò il primo di
una lunga serie di dischi da leader e con due di questi ha vinto
altrettanti Grammy: Habana, il suo tributo alla musica cubana
(anche in questo erede di una importante tradizione di
trombettisti bebop innamorati dei suoni caraibici), ed il live
Directions in Music, insieme a Herbie Hancock e Michael Brecker.
Roy Hargrove - ricorda Umbria Jazz - era un musicista eclettico
e parallelamente alla militanza nella ortodossia del jazz
straight ahead si era interessato ai nuovi filoni della Black
Music. Ha diretto la band RH Factor, in cui miscelava funk, soul
e hip hop ed ha collaborato con artisti come D'Angelo, Erykah
Badou, Macy Gray, Marcus Miller, Angelique Kidjo.
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