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Verso il gran finale di Umbria Jazz

Verso il gran finale di Umbria Jazz

Protagonista l'UJ Orchestra insieme a Gregory Porter

PERUGIA, 21 luglio 2018, 19:45

Redazione ANSA

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Dopo aver contribuito all'apertura musicale di quest'anno del festival Umbria Jazz, partecipando durante la prima serata del 13 luglio allo storico omaggio a Quincy Jones, ora suoneranno la musica del disco che Gregory Porter ha dedicato a Nat King Cole, canzoni celeberrime e di grande intensità emotiva. Tutto è pronto quindi per il gran finale di domenica all'Arena Santa Giuliana di Perugia, con l'apertura di serata che sarà lasciata inoltre, per un gradito ritorno, alla voce di Melody Gardot.
    Ma questi sono solo gli ultimi due progetti, in ordine di tempo, che hanno visto protagonisti l'Umbria Jazz Orchestra e l'Orchestra da camera di Perugia, realtà che rappresentano ormai da tempo due elementi importanti per l'architettura del festival. Negli ultimi anni, sono state al centro di importanti produzioni di Umbria jazz, come nel 2017 quando hanno accompagnato il quartetto di Wayne Shorter. Ora il 22 luglio sarà l'UJ Orchestra la protagonista del concerto finale insieme a Gregory Porter, con il quale i musicisti stanno lavorando per presentare il progetto dedicato a Nat King Cole con gli arrangiamenti di Vince Mendoza, che dirigerà la formazione. Con i fiati della UJ Orchestra ci saranno, come per l'omaggio a Jones, anche gli archi dell'Orchestra da Camera protagonisti, tra l'altro, di 'Altissima luce', il progetto sulle musiche del Laudario di Cortona suonato per la prima volta a Umbria Jazz nel 2015 con Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura.
    Quello con Porter è un concerto "a cui teniamo particolarmente" afferma Manuele Morbidini, sassofonista membro dell'UJ Orchestra, nel presentare la serata: "Non ci sarà traccia di manierismo, per un saggio di eleganza ed intelligenza musicale. E le orchestrazioni di Vince Mendoza sono davvero di straordinaria bellezza. Varrà la pena esserci". Morbidini parla anche di come è stato lavorare con una leggenda della musica come Quincy Jones. "Jones è una di quelle personalità - dice - che, in un modo o nell'altro, riescono a imprimere un carattere di eccezionalità a tutto ciò che fanno. Lavorare con lui è stato una sorta di festoso tour de force: un concerto molto complesso sia dal punto di vista organizzativo che musicale, ma che fin da subito tutti hanno affrontato con grande concentrazione e con un particolare entusiasmo. Per noi è stata davvero una sfida: si è trattato di suonare musica estremamente eterogenea, ma di cui era necessario restituire l'unitarietà di fondo. Tutt'altro che scontato, ma speriamo di esserci riusciti".
    Negli ultimi anni, quindi, questo nucleo di orchestrali sta assumendo un ruolo sempre più rilevante, soprattutto in rapporto con il festival. Su questo ancora Morbidini sottolinea, con una sorta di autocelebrazione, che "è anzitutto il riconoscimento della qualità del lavoro che abbiamo fatto negli anni". "Ma ciò che più importa - spiega il sassofonista - è che l'orchestra sta diventando uno strumento privilegiato attraverso cui realizzare produzioni originali. Per Umbria Jazz si tratta di un passaggio importante: la vitalità di un festival non si misura soltanto da quanto riesce a 'fotografare' la scena musicale attuale, ma anche e soprattutto da quanto riesce a condizionarla, contribuendo a far nascere musica nuova. In questo senso l'investimento nell'Orchestra è prezioso e testimonia dell'ottima salute del festival, di una capacità di guardare al futuro che è sempre più raro trovare".
   

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