Dopo aver contribuito all'apertura
musicale di quest'anno del festival Umbria Jazz, partecipando
durante la prima serata del 13 luglio allo storico omaggio a
Quincy Jones, ora suoneranno la musica del disco che Gregory
Porter ha dedicato a Nat King Cole, canzoni celeberrime e di
grande intensità emotiva. Tutto è pronto quindi per il gran
finale di domenica all'Arena Santa Giuliana di Perugia, con
l'apertura di serata che sarà lasciata inoltre, per un gradito
ritorno, alla voce di Melody Gardot.
Ma questi sono solo gli ultimi due progetti, in ordine di
tempo, che hanno visto protagonisti l'Umbria Jazz Orchestra e
l'Orchestra da camera di Perugia, realtà che rappresentano ormai
da tempo due elementi importanti per l'architettura del
festival. Negli ultimi anni, sono state al centro di importanti
produzioni di Umbria jazz, come nel 2017 quando hanno
accompagnato il quartetto di Wayne Shorter. Ora il 22 luglio
sarà l'UJ Orchestra la protagonista del concerto finale insieme
a Gregory Porter, con il quale i musicisti stanno lavorando per
presentare il progetto dedicato a Nat King Cole con gli
arrangiamenti di Vince Mendoza, che dirigerà la formazione. Con
i fiati della UJ Orchestra ci saranno, come per l'omaggio a
Jones, anche gli archi dell'Orchestra da Camera protagonisti,
tra l'altro, di 'Altissima luce', il progetto sulle musiche del
Laudario di Cortona suonato per la prima volta a Umbria Jazz nel
2015 con Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura.
Quello con Porter è un concerto "a cui teniamo
particolarmente" afferma Manuele Morbidini, sassofonista membro
dell'UJ Orchestra, nel presentare la serata: "Non ci sarà
traccia di manierismo, per un saggio di eleganza ed intelligenza
musicale. E le orchestrazioni di Vince Mendoza sono davvero di
straordinaria bellezza. Varrà la pena esserci". Morbidini parla
anche di come è stato lavorare con una leggenda della musica
come Quincy Jones. "Jones è una di quelle personalità - dice -
che, in un modo o nell'altro, riescono a imprimere un carattere
di eccezionalità a tutto ciò che fanno. Lavorare con lui è stato
una sorta di festoso tour de force: un concerto molto complesso
sia dal punto di vista organizzativo che musicale, ma che fin da
subito tutti hanno affrontato con grande concentrazione e con un
particolare entusiasmo. Per noi è stata davvero una sfida: si è
trattato di suonare musica estremamente eterogenea, ma di cui
era necessario restituire l'unitarietà di fondo. Tutt'altro che
scontato, ma speriamo di esserci riusciti".
Negli ultimi anni, quindi, questo nucleo di orchestrali sta
assumendo un ruolo sempre più rilevante, soprattutto in rapporto
con il festival. Su questo ancora Morbidini sottolinea, con una
sorta di autocelebrazione, che "è anzitutto il riconoscimento
della qualità del lavoro che abbiamo fatto negli anni". "Ma ciò
che più importa - spiega il sassofonista - è che l'orchestra sta
diventando uno strumento privilegiato attraverso cui realizzare
produzioni originali. Per Umbria Jazz si tratta di un passaggio
importante: la vitalità di un festival non si misura soltanto da
quanto riesce a 'fotografare' la scena musicale attuale, ma
anche e soprattutto da quanto riesce a condizionarla,
contribuendo a far nascere musica nuova. In questo senso
l'investimento nell'Orchestra è prezioso e testimonia
dell'ottima salute del festival, di una capacità di guardare al
futuro che è sempre più raro trovare".
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