(ANSA) - PERUGIA, 15 MAR - La storia di Cristina, 28 anni,
parrucchiera a Foligno, un lieto fine già lo ha. Sottoposta ad
un intervento operatorio per un aneurisma è tornata a casa dopo
oltre un mese di ricovero in ospedale. Ora potrà guardare al
futuro con una serenità più grande, in attesa di coronare il
sogno della sua vita, quello di diventare mamma nel prossimo
mese di agosto. E' la stessa protagonista a raccontare il dramma
vissuto le scorse settimane: "Alla tredicesima settimana di
gravidanza sono stata ricoverata a Foligno per un violento mal
di testa; una Angio-Rm aveva rivelato la presenza di un
aneurisma cerebrale ad elevato rischio di rottura. I medici
decisero così il mio trasferimento a Perugia perché, come mi
spiegarono, in caso di una possibile emorragia cerebrale si
potesse intervenire con urgenza".
Ricoverata presso la struttura complessa di Ostetricia del
S.Maria della Misericordia i sanitari presero in esame sia la
possibilità di ricoverare la donna fino al momento del parto
oppure di metterla in sicurezza intervenendo per la rimozione
dell'aneurisma. Il caso - come riferisce una nota dell'ospedale
- è assolutamente infrequente; le statistiche, come sostengono
gli esperti, riferiscono di un caso ogni mille gravidanze. Il
direttore della struttura Giorgio Epicoco si attivò per riunire
un'equipe multidisciplinare composta dai dottori Stefania
Troiani, responsabile dalla Terapia Intensiva Neonatale, Corrado
Castrioto, responsabile della Neurochirurgia, Mohammed Hamam,
responsabile della neuroradiologia interventistica, Monica
Acciarresi, neurologa della Medicina d'urgenza e dal dott.
Roberto Tarducci, responsabile della fisica
sanitaria-radioprotezione.
Dopo le possibili opzioni si è deciso per il trattamento
dell'aneurisma considerato che il rischio di rottura e
conseguente emorragia cerebrale, potenzialmente fatale, era
troppo elevato.
Rischio fetale - riferisce sempre la nota Ospedaliera - che
viene considerato accettabile e viene deciso di procedere alla
17/a settimana.
"La tecnica - spiega il dottor Epicoco - è stata quella di
introdurre una guida nell'arteria femorale, attraverso la quale
si è poi arrivati al vaso cerebrale interessato. Una volta
superato il tratto addominale, l'utero è stato protetto con una
schermatura di piombo, mentre la paziente è stata
abbondantemente idratata per facilitare la diluizione e
l'eliminazione del mezzo di contrasto iodato".
L'intervento è stato eseguito il 7 marzo dalla equipe diretta
dal dott. Hamam ed è durato tre ore, durante le quali Cristina è
stata mantenuta in anestesia generale dalla dott.ssa Anna Maria
Falaschi. "Prima di lasciare l'ospedale ho abbracciato tutti -
dice Cristina dalla sua abitazione di Foligno - fin dal primo
momento ho avvertito una vicinanza incredibile di tutto il
personale medico, infermieristico e ostetrico. Un grande aiuto è
arrivato anche da familiari ed amici. Un esercito di persone che
mi hanno trasmesso una carica incredibile. Durante il ricovero
mi è stato anche suggerito il nome da dare al mio bambino. Ho
accolto con entusiasmo quella proposta: lo chiamerò Lorenzo, un
nome che mi è tanto caro, che so anche essere uno dei santi
patroni di Perugia. Per me il campanilismo non è mai esistito,
ho sempre pensato che soprattutto in questa epoca in cui siamo
tutti cittadini del mondo".
Cristina ha iniziato il conto alla rovescia e fa una
promessa: "I medici di Perugia hanno salvato la vita a me e a
mio figlio, non appena mi sarà possibile tornerò a ringraziarli
con Lorenzo in braccio. Ho voluto rendere pubblica la mia storia
per trasmettere un messaggio di speranza alle future mamme: la
scienza ci aiuta ad aver fiducia per la nostra salute e quella
dei nostri figli". (ANSA).