Avrebbe indebitamente ottenuto
contributi a fondo perduto previsti dai provvedimenti d'urgenza
emanati dal Governo per fronteggiare l'emergenza legata al Covid
19, per un importo pari a 17.838 euro, una società con sede
legale ed operativa, fino al dicembre del 2019, in provincia di
Perugia - successivamente, trasferitasi a Caserta - nei cui
confronti era stato emesso un provvedimento interdittivo
antimafia: per questo motivo militari del nucleo di polizia
economico-finanziaria della guardia di finanza di Perugia hanno
dato esecuzione, su delega della locale procura, ad un decreto
di sequestro preventivo nei confronti dell'unico socio nonché
amministratore della società, di origini campane, operante nel
settore edile.
Il contesto trae origine dagli accertamenti avviati,
d'iniziativa, nei confronti dei soggetti esercenti attività
d'impresa e di lavoro autonomo, titolari di partita Iva,
beneficiari dei contributi previsti dai provvedimenti d'urgenza
emanati dal Governo.
In particolare, l'attenzione delle fiamme gialle si è
incentrata sulla verifica dei requisiti, richiesti dalle
disposizioni normative, per l'accesso alle provvidenze a fondo
perduto, concesse ai sensi dell'articolo 25 del decreto legge
"Rilancio" del 19 maggio 2020 e dai successivi decreti "Ristori"
e "Ristori-bis".
Nel corso delle attività ispettive, è emersa la posizione
della società che, nello scorso aprile ha ottenuto il pagamento
del contributo.
Gli approfondimenti investigativi hanno evidenziato - spiega
la procura - che la stessa non avrebbe potuto accedere al
beneficio economico, in quanto già destinataria del
provvedimento interdittivo antimafia, emesso dalla prefettura di
Perugia, nel maggio del 2017, sulla base degli elementi
informativi, acquisiti dai finanzieri del Gico e dal Gruppo
provinciale interforze, "circa la contiguità" dell'unico socio
nonché amministratore della società ad ambienti della
criminalità organizzata riconducibili, in particolare, al clan
camorristico dei Casalesi.
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