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Juncker-Kompatscher, Europa è forte con sussidiarietà

Juncker-Kompatscher, Europa è forte con sussidiarietà

BOLZANO, 18 novembre 2016, 16:11

Redazione ANSA

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- Un'Europa forte, della sovranità suddivisa, della sussidiarietà e della solidarietà: Jean Claude Juncker e Arno Kompatscher hanno chiuso il convegno all'Università di Bolzano.
    Juncker ha ricordato di essere venuto volentieri in visita in Alto Adige "perchè c'è buonsenso in grande misura, perché posso parlare con persone che vivono le aree di frontiera, perché il contesto europeo qui è visibile." Nel soffermarsi sui 70 anni dell'Accordo Degasperi-Gruber Juncker ha ricordato che l'Alto Adige è un modello anche per la sua lunga storia di riconciliazione e per l'identità vissuta in tre dimensioni: quella sudtirolese, quella italiana e quella europea. Ha inoltre ricordato che la regione è elemento centrale in Europa e vuol dire sussidiarietà, e che senza sussidiarietà non funziona. Ai livelli di Stato e Regione, che devono respirare assieme, si aggiunge il grande rispetto dovuto al Comune, la prima istanza del cittadino. Il futuro delle Regioni è legato anche a crescita e occupazione, oggi ancora troppo deboli in Europa, ha aggiunto Juncker soffermandosi sul Piano europeo di rilancio economico che porta il suo nome e che prevede un raddoppio delle risorse (da 315 a 630 miliardi di euro da mobilitare in sei anni) a disposizione per gli investimenti strategici privati e pubblici e colmare così il gap europeo.
    Parlando del lavoro della Commissione Ue, il Presidente ha spiegato che il punto critico nella costruzione dell'Unione è stata la distanza tra la politica europea e i cittadini europei.
    L'Europa è diventata quindi spesso il capro espiatorio, ma è sbagliato considerarla responsabile di tutto. E sui compiti della sua Commissione: "Deve occuparsi dei grandi temi dei nostri tempi, non essere grande sulle cose piccole e piccola sulle grandi, come accaduto a volte in passato." A tale proposito Juncker ha ricordato che l'Europa deve essere dialogo fra sovranità e solidarietà, una sovranità che va suddivisa perché porta maggiori vantaggi rispetto a quella esclusivamente nazionale. Juncker ha parlato di una credibilità europea da recuperare attraverso la concreta attuazione delle misure che si deliberano e ha ricordato l'importanza di una strategia dell'UE per una politica estera e della difesa, che significa unire le forze per una maggiore integrazione dei Paesi Ue nel settore della sicurezza. Sui migranti, ha chiarito ancora, serve una solidarietà condivisa, una capacità di accoglienza indipendentemente dalla fede religiosa o dal colore della pelle. Juncker ha ribadito di ripetere da anni che Italia e Grecia non possono essere lasciate sole: l'Italia sta facendo sforzi enormi e lavora bene, ma gli altri Paesi devono fare la loro parte. Analogamente sul terremoto, Juncker ha detto che l'UE deve sostenere finanziariamente gli amici italiani, la ricostruzione è anche un compito europeo e la Commissione dovrebbe intervenire. Ha citato come esempio la cattedrale di Norcia. Kompatscher: essere tedofori dell'Europa L'intervento conclusivo del convegno è stato quello del presidente Arno Kompatscher, che ha ricordato come il seme piantato con l'Accordo di 70 anni fa sia diventato fondamentale, la base del diritto internazionale dell'autonomia altoatesina. "Ma autonomia vuol dire anche capacità di buon autogoverno e di sviluppo, che ha portato l'Alto Adige agli alti livelli di oggi e a una capacità di tutelare e vivere la propria cultura e la propria identità." La tappa cruciale del superamento del confine del Brennero grazie a Schengen ha permesso di andare oltre i vincoli nazionali e di aprire la stagione della cooperazione transfrontaliera, del Gect dell'Euregio: "Di questo dobbiamo ringraziare l'Europa. L'Ue è prospettiva, chance e visione - ha scandito Kompatscher - che trova nell'Alto Adige una piccola Europa in Europa e nella sua funzione ponte un sostenitore convinto." Il Presidente della Provincia si è poi soffermato sull'Europa di oggi: "Il processo di trasformazione con la globalizzazione, la digitalizzazione e la migrazione ha creato insicurezza, molti cittadini chiedono il ritorno di uno Stato forte, ma questa non è la soluzione." La risposta al populismo, che in questa fase di incertezza trova terreno fertile, "deve essere un'Europa forte, non i nazionalismi forti." Per arrivarci, "servono premesse concrete - ha aggiunto Kompatscher - le decisioni prese dall'Ue vanno attuate, con il tramite di strumenti più incisivi, e la solidarietà non va praticata a senso unico." Un impegno che riguarda trasversalmente tutti i settori centrali per la vita dei cittadini, dalla politica fiscale al welfare e alla sicurezza. "Ma servono anche europeisti convinti - ha concluso Kompatscher - e noi in Alto Adige vogliamo esserlo. Per la nostra storia dobbiamo essere i tedofori dell'Europa, e spero che questo convegno sia davvero servito ad alimentare la torcia dei valori dell'Unione".
   

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