- Un'Europa forte, della sovranità
suddivisa, della sussidiarietà e della solidarietà: Jean Claude
Juncker e Arno Kompatscher hanno chiuso il convegno
all'Università di Bolzano.
Juncker ha ricordato di essere venuto volentieri in visita
in Alto Adige "perchè c'è buonsenso in grande misura, perché
posso parlare con persone che vivono le aree di frontiera,
perché il contesto europeo qui è visibile." Nel soffermarsi sui
70 anni dell'Accordo Degasperi-Gruber Juncker ha ricordato che
l'Alto Adige è un modello anche per la sua lunga storia di
riconciliazione e per l'identità vissuta in tre dimensioni:
quella sudtirolese, quella italiana e quella europea. Ha inoltre
ricordato che la regione è elemento centrale in Europa e vuol
dire sussidiarietà, e che senza sussidiarietà non funziona. Ai
livelli di Stato e Regione, che devono respirare assieme, si
aggiunge il grande rispetto dovuto al Comune, la prima istanza
del cittadino. Il futuro delle Regioni è legato anche a crescita
e occupazione, oggi ancora troppo deboli in Europa, ha aggiunto
Juncker soffermandosi sul Piano europeo di rilancio economico
che porta il suo nome e che prevede un raddoppio delle risorse
(da 315 a 630 miliardi di euro da mobilitare in sei anni) a
disposizione per gli investimenti strategici privati e pubblici
e colmare così il gap europeo.
Parlando del lavoro della Commissione Ue, il Presidente ha
spiegato che il punto critico nella costruzione dell'Unione è
stata la distanza tra la politica europea e i cittadini europei.
L'Europa è diventata quindi spesso il capro espiatorio, ma è
sbagliato considerarla responsabile di tutto. E sui compiti
della sua Commissione: "Deve occuparsi dei grandi temi dei
nostri tempi, non essere grande sulle cose piccole e piccola
sulle grandi, come accaduto a volte in passato." A tale
proposito Juncker ha ricordato che l'Europa deve essere dialogo
fra sovranità e solidarietà, una sovranità che va suddivisa
perché porta maggiori vantaggi rispetto a quella esclusivamente
nazionale. Juncker ha parlato di una credibilità europea da
recuperare attraverso la concreta attuazione delle misure che si
deliberano e ha ricordato l'importanza di una strategia dell'UE
per una politica estera e della difesa, che significa unire le
forze per una maggiore integrazione dei Paesi Ue nel settore
della sicurezza.
Sui migranti, ha chiarito ancora, serve una solidarietà
condivisa, una capacità di accoglienza indipendentemente dalla
fede religiosa o dal colore della pelle. Juncker ha ribadito di
ripetere da anni che Italia e Grecia non possono essere lasciate
sole: l'Italia sta facendo sforzi enormi e lavora bene, ma gli
altri Paesi devono fare la loro parte. Analogamente sul
terremoto, Juncker ha detto che l'UE deve sostenere
finanziariamente gli amici italiani, la ricostruzione è anche un
compito europeo e la Commissione dovrebbe intervenire. Ha citato
come esempio la cattedrale di Norcia. Kompatscher: essere
tedofori dell'Europa L'intervento conclusivo del convegno è
stato quello del presidente Arno Kompatscher, che ha ricordato
come il seme piantato con l'Accordo di 70 anni fa sia diventato
fondamentale, la base del diritto internazionale dell'autonomia
altoatesina. "Ma autonomia vuol dire anche capacità di buon
autogoverno e di sviluppo, che ha portato l'Alto Adige agli alti
livelli di oggi e a una capacità di tutelare e vivere la propria
cultura e la propria identità."
La tappa cruciale del superamento del confine del Brennero
grazie a Schengen ha permesso di andare oltre i vincoli
nazionali e di aprire la stagione della cooperazione
transfrontaliera, del Gect dell'Euregio: "Di questo dobbiamo
ringraziare l'Europa. L'Ue è prospettiva, chance e visione - ha
scandito Kompatscher - che trova nell'Alto Adige una piccola
Europa in Europa e nella sua funzione ponte un sostenitore
convinto." Il Presidente della Provincia si è poi soffermato
sull'Europa di oggi: "Il processo di trasformazione con la
globalizzazione, la digitalizzazione e la migrazione ha creato
insicurezza, molti cittadini chiedono il ritorno di uno Stato
forte, ma questa non è la soluzione." La risposta al populismo,
che in questa fase di incertezza trova terreno fertile, "deve
essere un'Europa forte, non i nazionalismi forti." Per
arrivarci, "servono premesse concrete - ha aggiunto Kompatscher
- le decisioni prese dall'Ue vanno attuate, con il tramite di
strumenti più incisivi, e la solidarietà non va praticata a
senso unico." Un impegno che riguarda trasversalmente tutti i
settori centrali per la vita dei cittadini, dalla politica
fiscale al welfare e alla sicurezza. "Ma servono anche
europeisti convinti - ha concluso Kompatscher - e noi in Alto
Adige vogliamo esserlo. Per la nostra storia dobbiamo essere i
tedofori dell'Europa, e spero che questo convegno sia davvero
servito ad alimentare la torcia dei valori dell'Unione".
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