Coinvolte le compagnie di Cavalese
e Cles dei carabinieri in alcune fasi dell'indagine che ha
portato ad attribuire un totale di 114 furti in casa nel nord
Italia, conclusa con ordinanze di custodia cautelare in carcere
per venti persone, tutte albanesi tranne un egiziano, accusate
di appartenere a due distinte organizzazioni finalizzate a
commettere furti in abitazioni.
Una porzione della struttura criminale oggetto delle
operazione, è stato localizzata dai militari di Cavalese, in val
di Fiemme, dove tre albanesi, pur mantenendo un basso profilo,
fornivano supporto logistico, di selezione degli obiettivi e
talvolta con compiti operativi per consentire la
concretizzazione di una pluralità di furti in val di Fiemme,
Cembra, Trento, valli del Chiese e Riva del Garda.
Secondo i militari, le persone in questione hanno evidenziato
un'ampia esperienza nel settore dei furti, palesata da una serie
di comportamenti che ne hanno elevato la caratura delinquenziale
e reso particolarmente difficile l'opera inquirente della
ricostruzione dei fatti. Nello specifico il gruppo in numerose
occasioni adottava un "alto profilo di sicurezza", consistente
nella fuga nei boschi adiacenti gli obiettivi, dove sovente
trascorrevano la notte all'addiaccio, a seguito delle battute
delle forze dell'ordine, in attesa del proprio recupero da parte
dei sodali, una volta che l'allarme fosse rientrato.
Ulteriore particolare offerto dalle investigazioni è
risultata la spavalderia e l'efferatezza del gruppo, in alcune
occasioni infatti si è potuto appurare come gli stessi
sradicassero le casseforti a muro attraverso l'utilizzo di mazze
e picconi, non curanti del rumori provocati, scambiati dai
vicini per veri e propri lavori edili.
Non aveva risparmiato la Val di Non l'organizzazione
delinquenziale disarticolata dai carabinieri del comando
provinciale di Trento. Alcuni elementi del gruppo, lo scorso
mese di marzo, avevano preso di mira il capoluogo della vallata,
mettendo a segno una serie di colpi che avevano fruttato un
bottino in gioielli e contanti per almeno 25.000 euro.
Ad agire, come documentato dai carabinieri della compagnia di
Cles - i quali hanno condotto l'indagine che ha finito per
innestarsi in quella che già da qualche mese stavano curando i
colleghi del Reparto Operativo e della Compagnia di Cavalese -
erano stati sicuramente due elementi del sodalizio. Uno di
questi, l'altro giorno, in Trento, è stato rintracciato proprio
dai carabinieri clesiani. Ora è detenuto nel carcere di Bolzano.
Il suo complice, invece, allo stato è irreperibile. Con molta
probabilità, come pare sia accaduto per altri destinatari della
misura restrittiva, ha lasciato l'Italia per altra destinazione,
forse per fare ritorno in patria.
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