Furono quaranta i profughi giunti
ad aprile 2015 in Trentino dopo il naufragio di un peschereccio
nel Mediterraneo che fece contare 700 morti. Vennero accolti nel
campo della protezione civile di Marco di Rovereto, dopo avere
visto morire le centinaia di altri migranti con cui viaggiavano,
al largo della costa della Libia.
Nelle parole dei sopravvissuti ci fu il racconto della
tragedia in mare, riferito in una nota della Provincia di
Trento. Il dramma in pochi secondi: l'acqua imbarcata e il
sovraffollamento: raccontarono del doppio di persone a bordo
rispetto alla capienza. "Numerosi profughi, fra i quali molte
donne, viaggiavano anche nel vano motore - venne spiegato - e
fecero capovolgere lo scafo. In acqua, le tante donne e i tanti
bambini, mogli, figli, persero la vita davanti ai loro occhi".
La loro sofferenza, a quanto spiegava ancora la nota della
Provincia, "era cominciata già in Libia, dove i trafficanti e le
milizie avevano rinchiuso i migranti in un magazzino,
lasciandoli senza cibo. Chi si rifiutava di entrare veniva
freddato dai proiettili degli aguzzini. Il prezzo: mille dollari
a persona e partenza di notte, navigando a vista".
Gli operatori del Cinformi (Centro informativo per
l'immigrazione della Provincia) e per la protezione civile a
Marco (medici e psicologi volontari della Croce Rossa e degli
Psicologi per i Popoli e operatori del Centro Astalli, Punto
d'Approdo e cooperativa Mircoop), che li accolsero in Trentino,
spiegarono: "Sono persone che hanno vissuto una tragedia di
vaste proporzioni. Si sono salvate dalle acque del Mediterraneo,
ma molte di loro in mare hanno perso familiari, amici e compagni
di viaggio. Sono, peraltro, migranti che già presentavano,
ancora prima di partire, una particolare fragilità: hanno subito
guerre, violenze e persecuzioni. Sono arrivati qui fra l'altro
senza scarpe e con i soli vestiti che avevano addosso ma,
soprattutto, senza più la forza anche solo di accennare un
sorriso. Mai come in questo caso dobbiamo garantire loro non
solo la massima protezione, ma cercare anche di creare le
condizioni per una permanenza il più serena possibile nella
nostra comunità".
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