"Si trattava di un ordigno a tempo
che sarebbe esploso comunque senza bisogno di altre azioni
esterne. Così capii che si doveva intervenire il prima
possibile, e in questi casi la sicurezza dell'operatore, fino
anche la sua vita, viene messa in secondo piano". Così
l'artificiere della polizia di Stato Mario Vece, rimasto ferito
gravemente, ha raccontato i momenti precedenti l'esplosione
della bomba posizionata la notte di Capodanno 2017 davanti alla
libreria Il Bargello a Firenze, parlando oggi al processo che
vede imputati a vario titolo 39 anarchici. Vece, investito
dall'esplosione, rimase gravemente ferito. In aula l'agente ha
raccontato di come sia intervenuto "senza tuta protettiva", per
agire velocemente, perché il rischio che l'ordigno esplodesse
era molto alto. "Non ho fatto in tempo a manipolare l'ordigno,
ricordo di non averlo preso in mano", ha anche detto. "E' stato
un tipo di intervento - ha spiegato il suo legale - nel quale la
sicurezza dell'operatore soccombe rispetto a quella pubblica".
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