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Mps: Alexandria; giudici, disegno criminoso ex vertici

Mps: Alexandria; giudici, disegno criminoso ex vertici

Mussari ebbe ruolo determinante. Intanto oggi titolo ancora giù

SIENA, 29 gennaio 2015, 21:00

Redazione ANSA

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(dell'inviato Domenico Mugnaini) Giuseppe Mussari, l'ex presidente di Banca Mps, "avvocato, già presidente della Fondazione Mps e presidente dell'Abi", ha avuto un ruolo "esecutivo e determinante" nella vicenda legata alla ristrutturazione del derivato Alexandria, realizzato da Mps con i giapponesi di Nomura. Lo scrivono i giudici del tribunale di Siena nelle motivazioni della sentenza con la quale hanno condannato a 3 anni e 6 mesi lo stesso Mussari e con lui l'ex dg Antonio Vigni e l'ex capo area finanza Gianluca Baldassarri. I tre realizzarono "un disegno criminoso" occultando il 'mandate agreement' alle Autorità di Vigilanza.
    Le motivazioni sono state depositate oggi a Siena e chiudono, almeno fino a quando verrà presentato appello dai legali, la vicenda senese: tutte le carte relative all'inchiesta principale sull'acquisizione di Antonveneta sono ormai passate, per competenza, a Milano. Una storia, quella ricostruita nelle motivazioni, e prima durante il processo, che per i giudici ha in qualche modo dato il via a tutti i problemi di Mps, compresi quelli attuali con i nuovi vertici impegnati da tre anni a cercare di risalire la cima: anche oggi il titolo in Borsa ha chiuso a 0,434 euro, -5,65%. Già durante il processo, iniziato il 26 settembre 2013 e chiuso il 31 ottobre scorso, i pm Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso, contestarono all'ex presidente il ruolo avuto, pur riconoscendo quello determinante di Baldassarri e di Vigni: il 'mandate' venne trovato dal nuovo ad Fabrizio Viola il 10 ottobre 2012 nella cassaforte nell'ufficio dell'ex dg. Un contratto che, scrivono ancora i giudici (Leonardo Grassi presidente, Paolo Bernardini e Nadia Garrapa, estensore delle motivazioni), era un documento "essenziale" per comprendere la situazione reale della banca. Un documento che venne tenuto nascosto agli ispettori della Banca d'Italia e della Consob: gli ex vertici "avevano piena consapevolezza" di quello che stavano facendo e del fatto che, se fosse finito nelle mani degli ispettori, "ai quali doveva essere messo a disposizione", avrebbe permesso di comprendere la "complessa architettura" dell'operazione realizzata con Nomura. Costi compresi, circa 220 milioni di euro, che avrebbero inciso "sul patrimonio e in particolare sul 'core tier' 1". Sin dalla call conference Mussari, Vigni e Baldassarri, "erano perfettamente a conoscenza dei dettagli delle operazioni e della ratio economica che le legava", "orientandole verso il raggiungimento dell'obiettivo che il presidente e il direttore generale si erano prefissi e cioè ristrutturare Alexandria senza esporre costi nel relativo bilancio di esercizio" del 2009. Quel bilancio che l'acquisizione di Antonveneta aveva messo in pericolo e a rischio per il futuro. Un rischio che i tre dovevano nascondere alle Autorità e ai soci. Intanto oggi i pm Aldo Natalini e Nicola Marini, titolari dell'inchiesta sul sucidio di David Rossi, l'ex capo area comunicazione suicidatosi la sera del 6 marzo 2013, hanno convocato il giornalista de Il Fatto quotidiano Davide Vecchi e Antonella Tognazzi, vedova di Rossi. I due sono indagati, in concorso, per aver divulgato le mail scritte da Rossi all'ad Viola, ossia per divulgazione dei dati personali costituiti dal contenuto delle mail in assenza di un consenso validamente espresso dall'interessato Viola. Agli indagati, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, viene anche contestata l'aggravante di aver cercato di perseguire un profitto dall'esercizio arbitrario delle proprie ragioni nei confronti della banca. Nè Viola, nè Banca Mps, hanno presentato querela.
    Nei prossimi giorni i magistrati potrebbero sentire altre persone.
   

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