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Preso il maniaco, mamma sono stato io

In casa nastro adesivo e bastoni. Suo Dna in luogo del delitto

 Un gioco erotico sadico con prostitute, ripetuto decine di volte per anni finché una vi è rimasta uccisa il 5 maggio a Firenze e adesso, appena quattro giorni dopo, la confessione di un uomo: "Sì, sono stato io. Sono andato oltre, ho fatto una cazzata! Speravo la trovassero come le altre". Riccardo Viti, 55 anni, idraulico, ha ammesso le sue responsabilità già mentre la polizia era andata a prenderlo nella sua casa di via Locchi,a Firenze, all'alba, durante una perquisizione che ha dato indizi utili: manici di scopa, un pezzo di bastone dello stesso che ha ucciso la romena Andreea Cristina Zamfir, il nastro adesivo dell'ospedale di Careggi con cui legava, nude, le vittime per bloccarle a un palo o a una sbarra e violentarle con oggetti che lui stesso preparava. Posteggiato in strada il Fiat Doblò con cui era stato visto, anche da telecamere coprire il percorso tra il parco delle Cascine ed il luogo dell'omicidio.

Un mezzo da lavoro col tetto danneggiato con cui andava a ingaggiare le prostitute in strada. Viti ha sostenuto un interrogatorio di sette ore in questura, confessando l'omicidio, poi dal pomeriggio è in carcere con un provvedimento di fermo del pm Paolo Canessa, firmato negli uffici della squadra mobile. Le accuse sono omicidio volontario aggravato dall'atto sessuale, sequestro e violenza sessuale. "Ha confessato pienamente", ha detto il procuratore capo facente funzioni della Procura di Firenze, Giuliano Giambartolomei, evidenziando che "il caso è stato risolto in meno di quattro giorni con il massimo impegno di tutti, di polizia e carabinieri. Il cosiddetto mostro è l'uomo della porta accanto, una persona normale".

"Ci sono gravi indizi di colpevolezza" a suo carico ha aggiunto il pm Paolo Canessa spiegando che "l'indagato è sempre stato lucido e coerente" e che "ha manifestato una tendenza sessuale particolare, un che di sadico, cioè si soddisfa sessualmente vedendo soffrire". Una pulsione a cui l'artigiano darebbe sfogo con prostitute da quando ha 40 anni e che gli sarebbe ispirata dal ricordo di "fumetti letti da ragazzo". Per gli investigatori potrebbe essere da 15 anni che Viti ha degenerato in sadismo i suoi incontri con prostitute. Finché, appunto, una è morta e altre hanno denunciato le sevizie sessuali. "Quando le donne strillavano" per il dolore "scappavo e le lasciavo lì perché avevo paura di essere scoperto da qualcuno", ha detto Viti al pm nell'interrogatorio.

"E' stato molto lucido nel difendersi - ha detto Canessa - perché ha raccontato che finché le prostitute erano consenzienti, si sentiva tranquillo, mentre se qualcuna reagiva, ha raccontato che lui scappava, andava via'' e le lasciava lì sul posto. L'artigiano sceglieva casualmente le prostitute, anche in base alla loro disponibilità a subire il gioco erotico che gli proponeva. Per le prestazioni pagava "150 euro all'inizio, poi - ha detto al pm Canessa - da quando sono disoccupato cerco di risparmiare". La prestazione con Andreea Cristina Zamfir era stata pattuita per 30 euro. Il fermo del pm riguarda solo l'omicidio del 5 maggio. Ma ci sono altri sei casi tra Calenzano e Firenze su cui i carabinieri indagavano da qualche tempo portando elementi utili all'inchiesta su Viti.

Il pm Canessa ha elencato indizi convergenti. Tra questi la prova del Dna: stamani, con un provvedimento coattivo del pm, all'idraulico hanno fatto un tampone salivale e la polizia scientifica in poche ore ha determinato che il suo codice genetico corrisponde sia al Dna trovato sul nastro adesivo usato a Ugnano per uccidere la romena Zamfir, sia a quello di un'aggressione a Calenzano nel luglio 2011. Non solo. Quest'ultimo Dna - da esami del Racis dei carabinieri - è lo stesso che compare nelle aggressioni del marzo 2013 e del 21 febbraio scorso, quindi per la 'proprietà transitiva' i quattro ultimi episodi di sadismo su cui gli inquirenti indagano, anche a Prato, vengono attribuiti con certezza a Viti.

L'idraulico fiorentino finora era incensurato e per accorgersi di lui - oltre la rosa dei sospettati individuati da precedenti specifici - è servito il ricordo di un poliziotto del 113 che il 30 aprile e il 1 maggio 2012, intervenne in una lite fra cliente e prostituta. I due erano in auto, lei legata e nuda non voleva proseguire il gioco erotico. Il cliente era Viti, il suo nome finì come identificato nel rapporto del poliziotto, oggi assistente capo alla squadra mobile, che due giorni fa ha recuperato quella relazione dagli archivi.

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