(di Daniela Giammusso) Le forme infinite
delle Concrétions humaines degli anni '30 e un'opera di
carattere magico, quasi esoterico, come Thalés de Milet del
1951. E poi l'Hommage a Rodin, il Pépin Geant in arrivo dal
Pompidou, il mastodontico Berger des Nuages, l'Aloux Aux Griffes
con cui vinse la Biennale del '54. A cinquant'anni dalla morte,
le Terme di Diocleziano omaggiano il maestro delle avanguardie
del '900 Jean Arp (1887-1966), con la più ampia personale mai
realizzata in Italia, che è insieme anche l'occasione per
celebrare i 100 anni del movimento Dada, che proprio Arp
contribuì a fondare, a Zurigo nel 1916.
Una mostra, fino al 15 gennaio 2017 nelle Grandi Aule delle
Terme, che mette insieme ''antico, moderno e contemporaneo'',
ricorda il soprintendente per l'area archeologica di Roma,
Francesco Prosperetti, con le linee fluide e mai finite dei
celebri Torses e i colori delle Costellazioni a tu per tu con
l'imponenza e la solidità materica, invece, delle arcate e dei
millenari muri romani.
Un viaggio in 80 opere a cura di Alberto Fiz in collaborazione
con la Fondation Arp di Clamart, promosso dalla Soprintendenza
insieme al Museo Nazionale Romano con Electa, che da una
primissima testina scolpita in Germania nel 1904 segue il corso
della sua arte fino a una delle ultimissime prove, con la Femme
Paysage del '66. ''Jean Arp - racconta Fiz - è un artista che ha
stravolto ogni punto di vista. Non ha mai voluto cercare uno
stile e, sfidando le altre avanguardie, ci ha mostrato non
l'oggetto in se', ma nella sua formazione. Pur vivendo un secolo
così buio come il '900, è l'artista della vita, del 'senza
senso' della natura. Da Zaha Hadid a Calatrava, tutti coloro che
hanno poi lavorato sulla componente germinale devono qualcosa ad
Arp''. Ecco allora che, nell'allestimento firmato
dall'architetto Francesco Venezia che lascia spiragli sui
mosaici della Villa di Nerone e cita le Costellazioni nelle
forme aperte dei pavimenti, si va dai primi rilievi in legno
alle opere figurative. E poi le sculture, in materiali poveri
come il gesso o in bronzo, più avanti, quando il successo
permetteva la spesa. E i soli che vivono attraverso le
trasparenze, il Paesaggio bucolico o anche opere inconsuete,
come l'arazzo Cercle rouge, il Torse des Pyrénées uscito per la
prima volta dal Museo d'arte contemporanea di Strasburgo e il
collage Anthologie Dada del 1919.
Un'ultima sezione mette invece in relazione le opere di Arp con
quelle di sua moglie Sophie Taeuber-Arp (1889-1943), a partire
dalle marionette realizzate per il Re Cervo di Carlo Gozzi. La
mostra, conclude la direttrice del complesso museale, Rosanna
Friggeri, ''è una nuova tappa del programma che ha già portato
alle Terme anche Rodin e Moore''. Una scelta, quella di sposare
l'arte antica con il moderno e contemporaneo, ''che in tre anni,
dal settembre 2014 a oggi - dice - ha contribuito a farci
diventare, in percentuale, il museo con il maggior incremento di
pubblico, passando da poco più di 50 mila a 150 mila visitatori,
ovvero il +140%''.
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