Lo spettro Ebola sul summit Usa-Africa

Cinquanta capi di Stato e di governo africani si ritroveranno la prossima settimana alla Casa Bianca per un summit Usa-Africa senza precedenti, il primo del genere mai organizzato in territorio americano. Un vertice fortemente voluto da Barack Obama dopo il viaggio che nel 2013 lo porto' in Senegal, Sudafrica e Tanzania, ma che rischia di essere oscurato da quanto sta accadendo a Gaza e in Ucraina. Ma soprattutto dall'emergenza legata all'epidemia dell'Ebola che ha colpito alcuni Paesi africani e che rischia di propagarsi in tutto il mondo. Lo stesso presidente americano ha messo in guardia dal prendere "molto seriamente" la situazione - proprio oggi è rientrato negli Stati Uniti il primo dei due cittadini americani che hanno contratto il virus in Africa occidentale - annunciando controlli rafforzati anche sui capi di stato e di governo che arriveranno a Washington insieme a delegazioni molto numerose, come misura precauzionale.

Ed e' probabile che il vertice diventi l'occasione per mettere a punto quel coordinamento a livello internazionale invocato da Obama nell'affrontare l'emergenza Ebola. Coordinamento che e' fondamentale con i Paesi africani, a partire da quelli in cui si trovano i focolai della malattia. Difficile, poi, escludere dal tavolo del summit questioni come gli attacchi dei Boko Haram in Nigeria, la guerra civile nel Sud Sudan, gli attentati dei Shebaab in Kenya. Eppure l'agenda originaria dei colloqui che si svolgeranno alla Casa Bianca dal 4 al 6 agosto e' soprattutto un'agenda economica, mirata a rafforzare i rapporti degli Usa con una regione fortemente corteggiata dalla Cina e dove le prospettive di crescita sono superiori a quelle del resto del mondo (5,4% nel 2014 e 5,8% nel 2015, secondo le stime del Fmi).

"L'incontro e' stato organizzato per costruire relazioni basate su interessi e rispetto reciproci", ha detto Susan Rice, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. La Casa Bianca che intende dare una spinta ad alcune iniziative come 'Power Africa', un piano con fondi privati per portare energia elettrica e 20 milioni di famiglie attraverso l'Africa sub-sahariana. Le aziende si sono impegnate per 9 miliardi di dollari e l'amministrazione Obama dovrebbe annunciare altri fondi. Non e' un segreto che in Africa gli Usa inseguano la Cina, che ha investito generosamente nel continente soprattutto per ottenere risorse minerarie fondamentali per la sua economia in forte espansione. Tuttavia molti attivisti sostengono che al summit si perdera' l'occasione per fare pressioni sui leader africani sul fronte delle liberta' civili e del rispetto dei diritti umani. La Casa Bianca ha fatto sapere che i diritti umani saranno temi laterali in tutti i dibattiti: "Si puo' parlare molto chiaramente di cose come la corruzione e la mutilazione femminile o il maltrattamento delle donne senza essere condiscendenti o offensivi".

Altri esperti sostengono che il miglior messaggio da far emergere e' quello di ricordare agli africani che le migliori aziende americane vogliono investire in luoghi con uno stato di diritto affidabile. Il tema dei diritti umani ha comunque avuto il suo peso quando si e' trattato di compilare la lista degli ospiti, che infatti non prevede i leader di Sudan, Eritrea, Repubblica Centrafricana e Zimbabwe. Mentre l'Egitto e' stato invitato in ritardo, dopo che l'Unione africana l'ha tolto dalla lista nera in seguito alle elezioni. Nessuno dei leader - almeno nelle intenzioni - avra' un incontro bilaterale con Obama, ma e' prevista solo una foto di gruppo. I presidenti di Liberia e Sierra Leone hanno invece dovuto annullare l'invito a causa dell'epidemia Ebola che ha colpito i loro Paesi.