Cinque dischi per cinque artisti, uno
per ogni componente della band. E' la sfida de Lo Stato Sociale
che, dopo Bebo, Checco, Carota e Lodo culmina con il lavoro del
"fratellone" Albi, autore dell'ultimo capitolo in scena il 26
febbraio via Garrincha Dischi/Island. Un disco che parla (anche)
dei 'regaz' de Lo Stato Sociale perché racconta il valore delle
relazioni interpersonali che, in una band, come in una famiglia,
sono manifestazioni della società. Quattro le tracce del disco,
che rompono la geometria dispari cui ci avevano abituati i
compagni del collettivo bolognese. Ne manca una: è Combat Pop e
debutterà sul palco del 71° Festival della Canzone Italiana di
Sanremo, cantata proprio da Albi e non da Lodo.
"E' una storia senza fine e senza un inizio preciso, diciamo
che tutto ha preso forma quando ho capito cosa volevo fare nella
vita: 'stare bene, fare stare bene e cantare viva la libertà'.
Da quel momento mi sono immerso nelle relazioni cercando di
rispettare questa mia identità, in un equilibrio instabile sopra
la follia di questa strana società globale", spiega. Ed è così
che la parola chiave di ogni canzone diventa "rapporto": con il
sistema (Sesso, droga e lavorare), con se stessi (Fucking
Primavera), con l'altro in una relazione (Belli così) e con chi
non c'è più (Equazione). L'ultima traccia, infatti, diventa il
ricordo indelebile dedicato a Mario, amico prematuramente
scomparso a causa della leucemia. Tutte le royalties ricavate da
"Equazione" saranno devolute all'Ail, associazione italiana
contro leucemie linfoma e mieloma.
Per Albi suonare e giocare sono la stessa cosa: la naturale
conseguenza è circondarsi di una serie di amici per vestire le
sue canzoni, "solo grandi artisti e persone meravigliose". Dai
Selton a CIMINI, mantenendo prevalentemente in regia Matteo
Costa Romagnoli, Nicola Hyppo Roda e Francesco Brini - gli
storici produttori de Lo Stato Sociale - ad eccezione delle
prime due tracce affidate a Simon Says.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA