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'Asia', amore madre - figlia oltre malattia

'Asia', amore madre - figlia oltre malattia

Shira Haas (Unorthodox) in film candidato israeliano a Oscar

ROMA, 26 gennaio 2021, 17:09

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il 2020 lo ricorderemo tutti come l'anno della pandemia ma per la talentuosa Shira Haas ha rappresentato anche l'inizio di un periodo di continui trionfi professionali. Prima con Unorthodox, la miniserie Netflix che le ha fatto conquistare vari riconoscimenti compresa una nomination agli Emmy e che probabilmente la porterà in gara anche ai Golden Globes. Ora con Asia, l'opera prima della regista Ruthy Pribar, che dopo aver vinto tre premi (tra cui quello come miglior attrice per Shira Haas) al Tribeca Film Festival, è stata scelta per rappresentare Israele nella corsa all'Oscar per il miglior film internazionale.
    "E' stato proprio un anno normale, come tutti gli altri - ha scherzato l'attrice 25 enne nell'incontro streaming sul film organizzato da The Wrap -. In qualche modo lo sto ancora metabolizzando. Tuttavia dover restare nel mio 'luogo sicuro', a casa mia, mi ha anche permesso di non finire travolta da tutto ciò che mi sta succedendo e mi fa sentire veramente grata".
    'Asia', che ha anche conquistato nove Premi Ophir (i principali riconoscimenti cinematografici israeliani), mette in scena un legame madre - figlia che cresce e diventa tanto forte da diventare quasi simbiotico, nella peggiore delle circostanze.
    Protagonista Asia, infermiera e madre single che ha cresciuto in Israele come immigrata dalla Russia, la figlia Vika, 17enne che lotta contro una malattia neurodegenerativa (non viene nominata ma si può pensare alla Sla, ndr). Il loro rapporto inizialmente difficile e distaccato cambia radicalmente quando la malattia di Vika improvvisamente peggiora.
    Il film, di grande intensità, nasce da un'esperienza personale vissuta dalla regista, classe 1982, che ha perso 14 anni fa sua sorella. Shira Haas ha finito la lettura del copione in lacrime "e non è una cosa così usuale, nella vita non mi capita di piangere tanto facilmente. Ogni parte del mio corpo mi diceva di fare il film. Consideravo un onore poter interpretare un personaggio così meraviglioso e complesso. Si parla di lutto, di perdita, ma nella storia ci sono anche una profonda sensibilità ed empatia".
   

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