(di Cinzia Conti)
L'anno scorso era stata un tesoretto
di ben 622 milioni, quest'anno avrà un calo quasi del 71% e
raggiungerà soltanto i 182 milioni. A fare il punto sulla amata
(dalle amministrazioni comunali) e odiata (dagli operatori
turistici e dai viaggiatori) tassa di soggiorno è l'Osservatorio
nazionale su questa imposta di Jfc, che specifica però che a
pesare non saranno soltanto lockdown e crisi del turismo.
"Il 2020 - spiega Massimo Feruzzi, amministratore unico della
società di consulenza e marketing turistico - sarà un anno
turismo nazionale, regionale, locale e persino iperlocale con la
mobilità limitata e una condizione psicologica che non si
allenta. Tutto ciò avrà un effetto sul consumo di vacanza, con
budget più limitati del solito e una riduzione della permanenza
media. Molte destinazioni, quindi, stanno cercando di trovare
soluzioni per sostenere il comparto, mantenere i clienti fedeli
e conquistarne di nuovi. Tra le politiche adottate dalle
amministrazioni comunali c'è la decisione di sospendere
l'imposta di soggiorno per l'intero 2020".
Una scelta che, se da un lato incide sul "morale" degli
operatori, dall'altra crea ulteriori difficoltà ai bilanci
comunali. E anche in questo caso si procede in ordine sparso:
molte località hanno già assunto o stanno decidendo di
sospendere l'imposta per tutto l'anno o per alcuni mesi (da
Jesolo a Forte dei Marmi, da Fiuggi a Pescara, da Orvieto a
Lucca, da Siena a Pompei, da Vicenza a Vasto, etc.), altre
amministrazioni prorogano in avanti il versamento al Comune
dell'imposta incassata (da Roma a Rimini, da Venezia a Fiesole,
da Alessandria a Lecce, da Ancona a Brescia, etc.). C'è poi chi
richiede di restituire le somme versate agli operatori del
ricettivo o chi ragiona su una riduzione dell'imposta stessa (ad
esempio Arzachena o Vico del Gargano) e chi incrementa gli
investimenti di marketing sul turismo utilizzando in maniera più
massiccia i fondi ricavati dall'imposta di soggiorno per il
sostegno all'economia turistica (ad esempio Sanremo".
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