Non basta per configurare il reato
di propaganda di idee fondate sull'odio razziale un "sentimento
di generica antipatia, insofferenza o rifiuto" per ragioni
"attinenti alla razza, alla nazionalità", ma ci deve essere "una
condotta discriminatoria che si fonda proprio sulla 'qualità
personale' del soggetto, e non, invece, sui suoi comportamenti".
Lo si legge nelle motivazioni della sentenza con cui la
Cassazione ha annullato, con rinvio ad un nuovo giudizio
d'appello, la condanna a 6 mesi per due commercianti che nel
2013, dopo il 'caso Kabobo' a Milano, misero su un loro camion
pubblicitario un manifesto con scritto "clandestino uccide tre
italiani a picconate-pena di morte subito".
Sul manifesto pure la "riproduzione di una ghigliottina la
cui lama gronda sangue e accanto alla stessa l'immagine della
testa di un uomo di colore decapitato". La Suprema Corte ha
accolto il ricorso dell'avvocato Carlo Sergio Oldani, legale di
Mirko Rosa, ex noto titolare di negozi 'compro oro' e del padre.
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