La protesta contro il governo e la
classe dirigente in Iraq, al quarto mese del suo braccio di
ferro, per la prima volta colpisce l'industria petrolifera.
Media internazionali riferiscono che alcune centinaia di
manifestanti hanno bloccato l'accesso ai campi petroliferi nella
zona di Nassiriya, nel sud, fermando la produzione di 82.000
barili al giorno: una grave perdita per il secondo Paese
produttore dell'Opec. Nelle scorse settimane sit-in e picchetti
sono riusciti a paralizzare scuole e uffici in un po' tutto il
sud, dove a Diwaniya è di uovo stato proclamato uno "sciopero
generale".La protesta da quasi quattro mesi chiede le dimissioni
del governo e un ricambio di tutta la classe dirigente, rimasta
la stessa dalla caduta di Saddam Hussein nel 2003 e dirigente
accusata di essere responsabile di una corruzione che ogni anno
brucia più risorse del Pil iracheno; di brutalità per difendere
il potere; di non essere riuscita a produrre lavoro; di
discriminazione etnica e religiosa e di essere prona all'Iran.
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