Il 18 maggio 1988, a 59 anni muore Enzo
Tortora, conduttore televisivo, autore e giornalista, per un
tumore ai polmoni. "Perché - disse - mi hanno fatto esplodere
una bomba atomica dentro". Quella bomba è l'accusa di far parte
della Nuova Camorra Organizzata e di essere un corriere della
droga. Ci vorranno quattro anni per dimostrare la sua innocenza,
tra i quali 7 mesi di carcere e molti altri ai domiciliari. A 30
anni dalla sua morte, Tortora è diventato la personificazione
dell'errore giudiziario. Il suo ricordo vive in strade, piazze,
scuole, biblioteche a lui intitolate. Ma per Silvia Tortora, la
figlia maggiore "dal mio punto non è cambiato nulla: sono 30
anni di amarezza e di disgusto. Mi aspettavo una riforma del
sistema giudiziario, invece non è accaduto. Anche se penso che
Enzo se ne sia andato troppo presto - conclude la figlia - è
meglio che non veda questo schifo. A cosa è servito il suo
sacrificio? La potenza del dolore e dell'ingiustizia ha
provocato un solo effetto: la sua morte".
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