Uber ha tenuto nascosto per
oltre un anno di aver subito l'hackeraggio dei dati di 57
milioni di utenti nel mondo, di cui 600 mila conducenti. E
secondo Bloomberg avrebbe preferito pagare un riscatto di 100
mila dollari agli autori del maxifurto per evitare che
divulgassero la notizia.
Ad ammettere il pirataggio e' stato il ceo Dara Khosrowshahi,
che ha preso la guida di Uber da agosto e che ha sostenuto di
aver saputo dell'incidente solo "recentemente". In particolare
sono stati hackerati i nomi, le email e i numeri di telefono
degli utenti, oltre ai numeri di patente dei conducenti. Sulla
base di accertamenti esterni, ha spiegato Uber, i numeri della
carte di credito e dei conti bancari, i numeri della sicurezza
sociale (l'equivalente del nostro codice fiscale con cui negli
Usa si può rubare l'identità di una persona) e le date di
nascita degli utenti non sarebbero stati piratati. Idem i
percorsi dei viaggi.
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