Un "alterco" tra due medici che si
contendevano una sala operatoria della Chirurgia generale del Di
Venere di Bari, rimasta per questo inutilizzata per circa un'ora
e mezza, sarebbe alla base del ritardo di un parto cesareo che
causò la morte di una bambina, strozzata dal cordone ombelicale.
Ne è convinta la Procura di Bari che ha fatto notificare ad otto
indagati - medici ed infermieri - un avviso di fine indagine.
Del presunto caso di malasanità scrive La Gazzetta del
Mezzogiorno. I fatti risalgono ad un anno fa, quando la
partoriente, Marta Brandi, 37 anni, viene portata nel blocco
operatorio per il cesareo. La sala operatoria di ostetricia,
però, è occupata per due cesarei programmati, quindi la paziente
viene trasferita in Chirurgia generale. Qui scoppia il caso
perché è programmato un intervento per un'appendicite, che sarà
compiuto dopo tre ore. I chirurghi non vogliono - secondo
l'accusa - che altri operino nel loro reparto, ma sostengono
anche che nessuno disse loro che l'intervento era urgente.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA