"Volevo portare via mia figlia con
me in Russia, ma poi ho pensato che all'aeroporto avrebbero
controllato la valigia e allora l'ho buttata in mare". "Il
perché non lo so". Alla polizia e al pm Davide Ercolani, che
ieri l'hanno interrogata fino a tarda sera, non ha saputo dare
una spiegazione razionale e logica alle sue azioni Gulnara
Laktionova, 48 anni, che dopo aver visto la figlia Katerina
morire per le conseguenze dell'anoressia l'ha messa in un
trolley e l'ha buttata nelle acque del porto canale di Rimini.
Rientrata in Italia prima del previsto, dopo averlo concordato
con il difensore di fiducia, Mario Scarpa, Gulnara è arrivata al
Marconi di Bologna, prelevata dalla squadra Mobile di Rimini e
portata in Procura.
In un lungo interrogatorio, tra le lacrime, i "non so perché
l'ho fatto", la donna, badante con regolare permesso di
soggiorno, ha ricostruito l'ultimo mese di vita della ragazza,
che il 22 febbraio si era recata in Questura per chiedere il
permesso di soggiorno per motivi umanitari.
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