Due omicidi colposi provocati per
"negligenza, imprudenza, imperizia e inosservanza delle norme
sull'igiene del lavoro" dettate da "mero fine di lucro". E'
l'accusa, così come risulta dal decreto del gup Federica
Bompieri, di cui dovrà rispondere in tribunale l'imprenditore
svizzero Stephan Schmidheiny nell'unico troncone del processo
Eternit rimasto a Torino. La prima vicenda e' quella di Giulio
Testore, addetto al reparto mescole nello stabilimento di
Cavagnolo, morto di asbestosi nel 2008 a 82 anni, esposto
all'amianto (secondo le stime della procura) dal 1955 al 1982.
La seconda riguarda Rita Rondano, deceduta per un mesotelioma
pleurico nel 2012 a 72 anni. Secondo l'accusa e' un caso di
esposizione ambientale, dovuto alla dispersione delle polveri
nell'abitato di Cavagnolo, dove la donna risiedeva, a partire
dal 1966.
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