"Con riferimento agli articoli di stampa su una presunta messa al bando delle aziende Huawei e ZTE dall'Italia in vista dell'adozione della tecnologia 5G, il Ministero dello Sviluppo Economico smentisce l'intenzione di adottare qualsiasi iniziativa in tal senso". Lo si legge in una nota del Mise, in cui si aggiunge che "la sicurezza nazionale è una priorità e nel caso in cui si dovessero riscontrare criticità - al momento non emerse - il Mise valuterà l'opportunità di adottare le iniziative di competenza".
L'indiscrezione sulla messa al bando di Huawei e Zte è della Stampa, secondo cui "fonti qualificate della Difesa e della Farnesina chiudono 'definitivamente' all'ipotesi di affidare ai due colossi cinesi delle tlc lo sviluppo delle infrastrutture su cui viaggerà la tecnologia 5G. Per farlo, Palazzo Chigi è pronta a utilizzare il golden power". Gli Stati Uniti e alcuni Paesi europei hanno deciso o stanno valutando di non utilizzare le reti Huawei temendo casi di cyberspionaggio.
E la casa cinese prova una mossa riparatrice in Polonia: si rende disponibile ad aprire un centro di cybersicurezza nel Paese, dove qualche settimana fa è stato arrestato un dipendente della società (poi licenziato) ed un ex funzionario della sicurezza polacco con l'accusa di spionaggio.
Mentre, a Bruxelles, si dice disponibile a lavorare insieme e accettare la "supervisione" e i "consigli" di stati, clienti e partner, annunciando l'apertura di un centro per la cybersicurezza nella capitale belga a marzo. Nonostante gli "attacchi" subiti finora, non ultimo quello dell'ambasciatore Usa presso l'Ue Gordon Sondland che è un "insulto all'intelligenza", il gigante tech cinese ribadisce di "non avere mai causato nessuna grave violazione della cybersicurezza" come certificato da regolatori e operatori europei, ma al contrario "di essere parte della soluzione, non del problema".