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Wikileaks, Assange passa il testimone al suo vice

Attivista isolato in ambasciata, incarico va a Hrafnsson

Julian Assange lascia, almeno per ora, la carica di direttore (editor in chief) di WikiLeaks. La decisione - resa inevitabile dalla condizione attuale dell'attivista australiano, privato da mesi di connessione internet e di ogni possibilità di contatti telefonici o personali con figure esterne nell'ambasciata dell'Ecuador di Londra in cui vive rifugiato da oltre 6 anni - è stata formalizzata nelle scorse settimane in un comunicato dell'organizzazione, che denuncia ancora una volta come inaccettabile quella che considera ormai una sorta di "detenzione arbitraria".

A scegliere il successore è stato Assange medesimo che ha indicato il giornalista investigativo islandese Kristinn Hrafnsson, suo strettissimo collaboratore e già portavoce di Wikileaks. "Io condanno il trattamento inflitto a Julian Assange che ha portato alla mia nomina", ha commentato Hrafnsson, impegnandosi peraltro ad assicurare "la continuità del lavoro di Wikileaks nel rispetto dei suoi ideali".

Gli incarichi all'interno Wikileaks sono stati in effetti sempre fluidi. Ma questo cambiamento conferma la nuova condizione da 'ospite' meno gradito di Assange nella sede diplomatica (dove ormai può ricevere solo i suoi avvocati) dopo l'avvento alla presidenza dell'Ecuador, al posto di Rafael Correa, di Lenin Moreno: più sensibile alle pressioni degli Usa, furiosi con Wikileaks fin dalla sua pubblicazione nel 2010 di una caterva d'imbarazzanti documenti top secret. Proprio di recente Moreno ha evocato la ricerca di "una soluzione di garanzia" per l'australiano pur negando di volerlo far estradare. Mentre un attacco nei confronti dell'attivista è partito anche dal giornale britannico Guardian, in passato canale di diffusione di moltissime rivelazioni di Wikileaks, che ha accreditato l'esistenza a fine 2017 di un presunto piano di fuga, poi abortito, in vista d'un ipotetico trasferimento nascosto in Russia. Una ricostruzione basata su documenti citati da una deputata della destra ecuadoriana, ma che lo stesso Assange e altri hanno smentito come falsa e provocatoria.

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