Generazioni Connesse e Safer Internet Center: sono questi i due “pilastri” su cui punta il mondo della scuola in Italia per educare i giovani al corretto uso del web e per contrastare fenomeni come bullismo e cyberbullismo, fake news ed hate speech. Il progetto Generazioni Connesse, in particolare, è considerato dal Miur “una delle iniziative più significative per educare i giovani alla sicurezza in rete e promuovere un uso consapevole di internet e delle nuove tecnologie”.
GENERAZIONI CONNESSE
La nuova edizione di Generazioni Connesse coinvolge migliaia di studenti in tutta Italia con attività formative che riguardano anche i loro docenti. Per gli insegnanti e le scuole è stata creata, inoltre, la Piattaforma Elisa, in cui approfondire queste tematiche (piattaformaelisa.it). Generazioni Connesse affronta argomenti come: adescamento e relazioni online, cyberbullismo, dipendenza e gioco d’azzardo, privacy e sicurezza dati, sexting e pedopornografica, e offre strumenti e consigli agli stessi studenti, ma anche ai docenti, alle famiglie e a professionisti del settore. Il progetto prevede anche campagne di informazione mirate come “I Super errori del web”.
SAFER INTERNET CENTER
Il progetto è coordinato dal MIUR in partenariato con alcune delle principali realtà italiane che si occupano di sicurezza in Rete ed è co-finanziato dalla Commissione Europea all’interno del programma Connecting Europe Facility (CEF) – Telecom.
Il Safer Internet Centre nasce per fornire informazioni, consigli e supporto a bambini, ragazzi, genitori, docenti ed educatori che hanno esperienze (anche negative), legate a Internet e per agevolare la segnalazione di materiale illegale online.
Tra le iniziative principali ricordiamo la campagna #Bastabufale lanciata dalla Camera dei Deputati e dal Ministero dell’Istruzione finalizzata a sviluppare nelle studentesse e negli studenti competenze di media literacy e a consentire ai docenti di avviare in classe (scuola secondaria di primo e secondo grado) percorsi per insegnare a riconoscere le notizie false, individuarne le fonti, indagare sulla veridicità della stesse. Ricordiamo anche la Dichiarazione dei diritti in internet, nata per garantire a ciascun individuo l’esercizio di una cittadinanza digitale attiva nel rispetto della libertà, della dignità e della diversità di ogni persona. E la campagna “#Conoscere -#Vivere - #Scoprire il web” con Generazioni Connesse, attraverso le 10 regole di “netiquette” da adottare sul web e sulle amicizie nate in rete e sfociate nella vita reale e i “7 consigli utili” per riconoscere, attraverso gli atteggiamenti dei propri figli, i comportamenti sospetti legati ad un cattivo utilizzo dei social. Questa campagna prevede anche la pubblicazione di alcuni video realizzati in collaborazione il CINI, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l'Informatica. Altra iniziativa è “No hate”, che si lega alla campagna di sensibilizzazione del Consiglio d’Europa con l’obiettivo di “combattere il razzismo e la discriminazione nelle loro espressioni online, cercando di favorire nei ragazzi/e l’adozione di comportamenti che contrastino messaggi discriminatori e ogni forma di violenza e odio”.
ALCUNI NUMERI DEL FENOMENO
Il 73% delle donne nel mondo ha subìto un qualche tipo di violenza di genere attraverso il web. E’ ciò che emerge dalle stime dell’International Center for Research on Women. Ma il fenomeno dell’odio online riguarda tutte le categorie. Da una indagine di Vox Diritti realizzata nel 2019 (che ha analizzato un campione di più di 215.000 tweet in Italia), risulta che il 70% dei messaggi ha un contenuto che può essere definito “di odio”. Il primo bersaglio sono i migranti 32%, seguono le donne con il 27%, il 15% degli attacchi è contro gli islamici, addirittura l’11% contro i disabili, il 10% contro gli ebrei e il 5% contro gli omosessuali. L’indagine ha inoltre calcolato un aumento della percentuale di messaggi d’odio su Twitter rispetto all’anno precedente.
Giu. Lan. per Digital Media