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Nuova frontiera dei robot, sono 'ibridi'

Macchine-cellule viventi per adattarsi ad ambienti ostili

ROMA - Dopo i robot di metallo, quelli di plastica e i soffici, è la volta dei robot ibridi, costruiti assemblando parti artificiali e tessuti biologici. A indicare le prospettive di questa nuova era della tecnologia è lo studio a guida italiana pubblicato sulla rivista Science Robotics, che ha come primo autore Leonardo Ricotti, dell'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.

Sono robot capaci di adattarsi ad ambienti ostili, come il corpo umano, e le possibili applicazioni vanno dalla tutela ambientale alle operazioni di soccorso e alla sorveglianza, fino alla medicina e al lavoro in fabbrica. "Queste macchine ibride sono sistemi robotici basati su cellule viventi", ha spiegato Leonardo Ricotti. Un perfetto connubio tra componenti naturali e artificiali. Allo studio hanno collaborato centri di ricerca e università di Stati Uniti, Canada e Germania.

Negli ibridi ottenuti finora sono state 'assemblate' cellule di batteri e insetti, insieme a cellule umane. "Questa integrazione tra cellule viventi e robot - ha rilevato Ricotti - potrà consentire alle macchine di svolgere con efficacia e successo i compiti per i quali sono state progettate. Abbiamo cercato di imitare i sistemi viventi, affinati da milioni di anni di evoluzione per realizzare robot ibridi in grado di eseguire complessi movimenti in modo sicuro ed efficiente".

Una delle sfide principali è la miniaturizzazione, che consente ai robot ibridi di essere milioni di volte più piccoli della testa di uno spillo e di 'nuotare' nel corpo umane per fare interventi chirurgici e diagnosi, o per portare i farmaci al posto giusto senza effetti collaterali. "La scommessa di questi ibridi - ha concluso Ricotti - è superare uno dei principali limiti dei sistemi robotici, dato dalla difficoltà di adattarsi a sistemi potenzialmente ostili come il corpo umano, salvaguardando al tempo stesso l'integrità dei tessuti".
   

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