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Realtà vituale, bot, ologrammi: come è cambiata la musica

Esperimento Coldplay, concerto si poteva vedere con Samsung Gear VR

ROMA - In principio sono stati gli ologrammi, poi la tecnologia e' entrata prepotentemente nella musica. La realtà virtuale, i software 'chatbot' e anche l'Intelligenza artificiale stanno cambiando la fruizione delle canzoni ma anche il business del settore. L'ultimo esempio è quello dei Coldplay che il 17 agosto scorso, in diretta da Chicago, hanno oferto la possibilità ai fan che posseggono i Gear VR, i visori a realtà virtuale di Samsung, di assistere al concerto immergendosi in una esperienza a 360 gradi.

Al di la' dei più comuni download di canzoni e lo streaming, la tecnologia più massiccia è piombata nella musica con gli ologrammi, la riproduzione tridimensionale di una figura. Al festival di Coachella del 2012 i rapper e produttori Dr. Dre e Snoop Dog fecero rivivere virtualmente Tupac Shakur, il rapper californiano ucciso in un agguato nel 1996. Poi con lo stesso sistema sono stati riportati in vita anche Michael Jackson e Freddy Mercury. E, successivamente, gli stessi Queen hanno collaborare con Google per la riedizione in chiave multimediale della loro storica canzone e video Bohemian Rhapsody.

Pioniera è stata Bjork: la cantante islandese ha già sperimentato la realtà virtuale sia per i video musicali sia per le mostre e gli spettacoli dal vivo. E ci hanno creduto anche gli U2: insieme ad Apple la storica band irlandese ha realizzato il video del brano Song for Someone, utilizzando una tecnica di ripresa a 360 gradi. La società MelodyVr, che si occupa di realtà virtuale applicata alla musica, immagina addirittura un futuro in cui andranno in vendita biglietti virtuali per concerti virtuali, con riprese dal palco, backstage e contenuti esclusivi. E un gigante come Amazon sta pensando di entrare nel business dei biglietti online degli eventi.
Un altro modo con cui la tecnologia sta avvicinando il pubblico agli artisti sono i chatbot, software automatici molto usati da Facebook, adottati da popstar del calibro di Robbie Williams: nel suo caso si chiama 'RobBot' e invia ai fan contenuti, informazioni e foto in anteprima. Ne esiste pure uno della band inglese Bastille e uno di Justin Bieber.

L'industria musicale può contare anche sull'Intelligenza artificiale: impara dai compositori del passato, come i Beatles o Duke Ellington, e compone canzoni. Solo per fare due esempi: c'è il sistema Magenta di Google e il Flow Machines sviluppato nei laboratori parigini della Sony CSL. E qualche mese fa Sony Music Uk, ha organizzato una gara, in gergo 'hackathon', in cui sviluppatori e musicisti hanno realizzare insieme nuovi strumenti al pc per poi provarli in una jam session futuristica.

Il mix tra tecnologia e musica interessa molto le case discografiche per attirare nuovi ascoltatori e imboccare una nuova strada di guadagni. Warner Music UK si è detta intenzionata a raddoppiare gli investimenti sull'innovazione con la nomina di Emmy Lovell, Vice-Presidente del digitale. "Nessuno avrebbe predetto 15 anni fa cosa sarebbe accaduto con l'arrivo di Spotify - ha spiegato Lovell - la gente inizierà a pagare per contenuti a realtà virtuale solo quando saranno davvero buoni dal punto di vista creativo". 

 


   

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