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Chip impossibili da rimpicciolire

Possibile soluzione è impilarli ma troppo calore prodotto

- ROMA - La legge di Moore, che vuole che il numero di transistor in un microprocessore raddoppi ogni due anni, è destinata a finire entro il 2021. La previsione è contenuta nella International Technology Roadmap for Semiconductors, un rapporto periodico elaborato dai principali produttori, secondo cui invece di rendere i chip sempre più densi si inizierà nei prossimi anni sempre di più a 'impilarli' per ottenere prestazioni migliori. Allo stato attuale, sottolinea il rapporto, in un chip ci sono migliaia di miliardi di transistor, e fino ad ora è stato possibile seguire la legge di Moore grazie a continui miglioramenti nei processi di fabbricazione. Nel 2021 però ridurre ulteriormente le dimensioni di un singolo transistor diventerà economicamente proibitivo, a causa dei numerosi passaggi che il processo richiederebbe. "Questo tuttavia potrebbe non essere la fine della legge di Moore - scrivono gli autori, fra cui esperti di Samsung e Intel -, dal momento che i produttori stanno lavorando a modi innovativi per 'strizzare' più transistor in uno spazio definito".
    La soluzione indicata dal rapporto è usare più chip 'impilati' l'uno sull'altro, per formare i cosiddetti chip tridimensionali, anche se diversi inconvenienti tecnici devono ancora essere risolti. Il principale, sottolinea il documento, è trovare il modo per dissipare il calore prodotto, visto che c'è un limite fisico a quanto i materiali possono disperderne. Un altro aspetto da migliorare è il consumo di energia. "In assenza di innovazioni sostanziali - spiegano gli esperti -, l'elettricità richiesta dai chip supererà quella prodotta dall'uomo entro il 2040".
   

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