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Dimitrov vuol diventare grande

Bulgaro punta a vincere uno Slam

Il trionfo di Londra è solo un punto di partenza per entrare definitivamente tra i big del tennis internazionale. Quello che è sempre stato definito l'erede di Roger Federer comincia a diventare grande e dopo aver centrato il successo più importante della sua carriera, chiudendo in modo trionfale, imbattuto, un Masters affrontato da debuttante (è il sesto nella storia a riuscire in tale impresa), Grigor Dimitrov può già guardare avanti, alla prossima stagione, fissando obiettivi ancor più ambiziosi. Del resto, con il percorso netto londinese, il bulgaro chiude il 2017 sulla terza poltrona mondiale. E da lì lo sguardo arriva sicuramente lontano. "Sto ancora cercando di realizzare ciò che ho appena fatto - ammette il 26enne di Haskovo - poi ci sediamo con il mio team e valutiamo l'andamento di tutto l'anno, cosa abbiamo fatto, cosa possiamo migliorare. Ora uno dei miei obiettivi principali è quello di vincere uno Slam''. Un successo frutto del lavoro fatto dal bulgaro con il suo coach Dani Vallverdu che può vantare una proficua esperienza dopo aver allenato Andy Murray. "Mi dà davvero tanto, certo, ha fatto un lavoro fantastico con Andy, ma anche con Thomas Berdych, Dani è il fulcro della mia squadra da quando è entrato a farne parte lo scorso anno. Se ci pensiamo, è passato poco più di un anno da quando abbiamo cominciato a lavorare insieme: penso che abbiamo una buona comprensione del gioco, è sicuramente uno degli allenatori che lavora più duramente. Conosce il tennis in tutti i suoi aspetti, una grande parte dei miei successi certamente sono merito suo".

Parlando con i giornalisti il discorso scivola poi sulla sfida finale con David Goffin, in cui Dimitrov è sembrato adottare una tattica attendista. "Ero un po' stanco anch'io, ho dovuto giocare diverse partite di fila contro avversari molto forti, ma penso che per tutta la settimana ho mantenuto un alto livello di gioco - il giudizio del bulgaro - Sapevo che David avrebbe provato qualcosa di nuovo, doveva essere aggressivo in modo da non permettermi di giocare il mio tennis. È stato chiaro fin dal primo punto, tanto che mi ha persino strappato il servizio subito nel primo gioco. Sapevo come poteva svilupparsi la partita e - conclude Dimitrov - sono dovuto andare a recuperarla da lontano, specialmente nel primo set, che penso sia stata la chiave del match''. Il giorno dopo avere applaudito Dimitrov, il tennis è in lutto per la scomparsa a soli 49 anni di Jana Novotna. Ne ha dato notizia una dichiarazione ufficiale della Women's Tennis Association: "Dopo una lunga battaglia contro il cancro, Jana è morta in pace, circondata dalla famiglia nella sua nativa Repubblica Ceca". Nata il 2 ottobre 1968 a Brno, seconda città della Repubblica Ceca, giocatrice dotata di grande talento e di un tennis d'attacco, è stata a lungo numero uno del mondo in doppio ed è arrivata anche alla seconda posizione nella classifica di singolare, nel 1997, anno in cui si era imposta nel Masters Wta superando in finale la franco-canadese Mary Pierce. Nell'arco di 14 anni nel circuito maggiore la Novotna ha collezionato 24 titoli in singolare e 76 in doppio, col successo più importante nel 1998 a Wimbledon.

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