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Roma 2024: Malagò, spesi 13 milioni

Roma 2024: Malagò, spesi 13 milioni

"Potrà ancora cambiare qualcosa fino a febbraio? No, è finita". "Su stadio Roma ci saranno contraddizioni"

ROMA, 18 ottobre 2016, 13:21

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Il processo di candidatura si è interrotto, sono stati spesi circa 13 milioni di euro. Spese non recuperabili". Lo afferma il presidente del Coni Giovanni Malagò, intervistato a Radio 24.
"Fino al 3 febbraio (data di consegna dell'ultima parte del dossier, ndr) può ancora cambiare tutto? No, è la fine", aggiunge il capo dello sport italiano, spiegando che "siamo arrivati a fine corsa. Ci poteva essere un piano B: andare avanti a prescindere dal Comune, ma l'abbiamo scartato. La rinuncia di Roma, peraltro, pregiudica altre candidature, perché ora il Cio è diffidente nei confronti della politica italiana e di chi cambia idea. Ad ogni modo, prima bisognerà vedere se per il 2024 vinceranno Parigi o Budapest, che sono europee, oppure Los Angeles, che è americana".
    Infine, ad una domanda sul suo stato emotivo la settimana scorsa, al momento di annunciare l'interruzione della candidatura: "No, non ho pianto ma mi sono commosso. Non erano lacrime, forse qualcosa di peggio. Io ci ho sperato fino all'ultimo".

"Su stadio Roma ci saranno contraddizioni"  - "Viste le motivazioni date in tema di Olimpiadi, credo onestamente che sullo stadio della Roma qualche contraddizione ci potrà essere". È il pensiero del presidente del Coni Giovanni Malagò, intervistato a Radio 24. "Io - aggiunge - sono un fautore di ogni realizzazione di infrastrutture sportive. Di discorsi legati a cubature non mi voglio occupare. Ogni società deve avere un suo stadio". Nel colloquio con Malagò, tifoso romanista, spazio poi anche per l'argomento "tormentone" Totti. "Non sarei così sicuro che questo sarà il suo ultimo anno - azzarda il capo dello sport italiano - Ho letto che sta pensando di fare l'allenatore e anche per me è stata una novità. Come sarà la Roma senza di lui? Uno ad un certo momento ci si deve abituare".
   

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