''La presunta corruzione non c'è stata'' e il principale accusatore, ''il signor Gribkowsky, ha dichiarato il falso in diversi punti decisivi''. Non ha dubbi Bernie Ecclestone, il patron della Formula 1 da stamani a processo a Monaco di Baviera, in Germania, con l'accusa di corruzione per aver pagato nel 2006 una mazzetta da 44 milioni di dollari all'ex banchiere della BayernLB Gribkowsky. Se anzi in questa vicenda c'è una vittima, quella è lui - lascia spiegare ai suoi avvocati senza proferire parola in prima persona -, ricattato per via di alcuni documenti scottanti che avrebbero potuto rovinarlo se fossero arrivati al fisco britannico. Per i magistrati tedeschi, che nel 2012 già hanno condannato Gribkowsy a otto anni e mezzo di carcere per aver intascato (e non dichiarato al fisco) quei milioni, Ecclestone avrebbe invece operato illegalmente al fine di pilotare la vendita della maggioranza dei diritti della Formula 1 al fondo Cvc, mantenendo così il controllo sul circus. Il manager britannico ha lasciato leggere in aula agli avvocati, per ore, la sua lunghissima dichiarazione difensiva.
Il processo, che si è chiuso dopo sei ore di aula, prevede al momento 26 udienze che si concluderanno a settembre. Ecclestone dovrà essere presente ai dibattimenti - il prossimo fra poco più di una settimana -, fissati tenendo anche conto dei suoi impegni professionali. Stamani un portavoce della corte non ha escluso che il processo si possa concludere anzitempo con un accordo tra accusa e difesa.
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