''Mi chiedo spesso che ne sarebbe
stato di me se fossi rimasto nel campo profughi in Ghana dove la
mia famiglia era approdata dopo essere fuggita dalla guerra
civile in Liberia. Forse non sarei riuscito a diventare un
calciatore professionista''. A ripercorrere così la sua vita è
Alphonso Davies, difensore del Bayern Monaco e della nazionale
canadese che l'Unhcr ha nominato 'Ambasciatore mondiale di buona
volontà' perché "il suo percorso di vita può essere di
ispirazione per milioni di persone''. Alphonso Davies e la sua
famiglia sono stati trasferiti in Canada dal campo profughi in
Ghana quando Alphonso aveva cinque anni. All'età di 15 anni, ha
iniziato a giocare come calciatore professionista e, solo un
anno dopo, ha fatto il suo debutto in nazionale, diventando il
più giovane giocatore della nazionale canadese. Oggi, a 20 anni,
Davies è considerato uno dei migliori calciatori del mondo, per
la sua velocità e reattività in campo. "Sebbene il campo
profughi fosse un luogo sicuro per la mia famiglia fuggita dalla
guerra, mi chiedo spesso dove sarei se fossi rimasto lì e non
avessi beneficiato dell'opportunità di reinserimento in Canada.
Non credo che avrei potuto arrivare dove sono oggi", ha detto il
giovane atleta.
"Alphonso Davies incarna il potere trasformativo dello sport e
siamo onorati che si unisca a noi", ha dichiarato Filippo
Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati.
"Lo sport ha l'incredibile potere di infondere speranza, guarire
e contribuire a plasmare il futuro delle persone sradicate. Come
parte del nostro lavoro con i rifugiati, vediamo ogni giorno
come lo sport può migliorare la loro vita. La storia personale
di Davies, il suo talento e il suo successo come calciatore
professionista e il suo impegno nell'aiutare i rifugiati sono
importanti'' ha aggiunto Grandi. Da parte sua Alphonso Davies ha
dichiarato:"Voglio spiegare all'opinione pubblica quanto sia
importante aiutare i rifugiati, ovunque si trovano, nei campi o
nelle città, nei paesi dove sono approdati per fuggire alle
guerre. I rifugiati hanno bisogno del nostro sostegno per
sopravvivere, ma anche per poter avere accesso all'istruzione e
allo sport, insomma per realizzare il loro potenziale".
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