"Dispiace sempre quando
strumentalmente escono fuori delle notizie. Io purtroppo sono
una persona scomoda in questo ambiente perché non regalo niente
a nessuno dal punto di vista mediatico. Sono un tipo riservato,
che cerca di fare bene il suo lavoro con la massima
trasparenza". Così il ds della Roma, Gianluca Petrachi, in una
intrvista a Sky SPort parla delle voci sul suo possibile addio.
"In un ambiente come Roma non è semplice- aggiunge - Il fatto
che mi abbiano bacchettato e continuino a farlo, mi ha permesso
di essere ancora più intransigente con me stesso. Vado
serenamente avanti per la mia strada. Poi che il mio tempo qui è
finito, dovranno essere Pallotta e Fienga a dirmelo. Al momento
ho la fiducia della società. A Roma ne hanno spappolate tante di
persone, se in 20 anni non si è vinto nulla qui è anche a causa
di questi problemi, che non sono legati alla tifoseria, che è
passionale e sentimentale. A me le sfide piacciono".
Il ds parla anche del rapporto con l'allenatore giallorosso
Paulo Fonseca e con la squadra: "Qualcuno dice che è brutto
perché all'intervallo di Sassuolo-Roma dove si perdeva 3-0 al
primo tempo, in un momento così difficile, mi sono sentito di
dire due paroline alla squadra. L'ho sempre fatto e lo farò
sempre - aggiunge Petrachi - Era il momento in cui bisognava
guardarsi in faccia, poi avendo fatto il calciatore certe
dinamiche le capisco. Dovevano tirare fuori gli attributi
cercando di salvare la faccia, perché si stava perdendo anche
quella. Non ho parlato di tecnica o di tattica. L'allenatore poi
ha preso la parola e ha fatto ciò che doveva. Fonseca è
preparato e capace, una persona di spessore, intelligente oltre
la normalità, ma è entrato nel campionato italiano e devo
aiutarlo a capire le caratteristiche della Serie A. Se questo
avviene anche con dei confronti forti ben venga".
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