E' polemica, tra i governi di
Brasile e Paraguay, per l'arresto ad Asuncion dell'ex calciatore
brasiliano Ronaldinho, accusato, insieme al fratello Roberto de
Assis Moreira, di possesso di passaporto adulterato. Ieri la
giustizia paraguaiana ha respinto un ricorso dei legali dell'ex
milanista affinché venisse scarcerato e messo ai domiciliari.
La decisione ha suscitato un battibecco tra il ministro della
Giustizia brasiliano, Sergio Moro, e il ministro degli Interni
paraguaiano, Euclides Azevedo.
"In nessun momento abbiamo interferito con le indagini
condotte dallo Stato paraguaiano: il nostro ministero è
orgoglioso di rispettare la sovranità degli Stati e
l'indipendenza degli organi giudiziari", ha dichiarato Moro, in
apparente risposta a precedenti affermazioni di Azevedo.
"Moro mi ha scritto chiedendo informazioni sulla situazione,
voleva sapere se Ronaldinho e suo fratello Assis potevano essere
rilasciati: al ministro non è piaciuto il loro arresto", avrebbe
detto il ministro del Paraguay in dichiarazioni riprodotte dal
quotidiano di Porto Alegre, Zero Hora.
Ronaldinho - che il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro,
ha nominato ambasciatore onorario del turismo brasiliano - è
stato arrestato la scorsa settimana insieme al fratello per
essere entrati in Paraguay con documenti falsi, ma gli
inquirenti non escludono il loro coinvolgimento anche in altri
illeciti.
"Questo è un caso immenso" con implicazioni in cui "tutte le
ipotesi" vengono analizzate, ha affermato il procuratore
paraguaiano Marcelo Pecci, che fa parte della squadra
investigativa.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA