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Solo 0-0 col Verona, per la Lazio niente sorpasso all'Inter

Strakosha e Silvestri parate decisive, Luis Alberto due pali

Nel recupero della 17/a giornata, contro il Verona, dentro il frigorifero all'Olimpico, per la Lazio c'è un solo solo punto e un solo record: quello di risultati utili consecutivi (17). Eguagliato il primato stabilito dalla squadra di Sven Goran Eriksson nella stagione 1998/99, non quella del secondo scudetto. Il caos organizzato del Verona partorisce uno 0-0 che alla squadra di Simone Inzaghi non va proprio giù, anche per via dei due pali (uno per tempo) colpiti da Luis Alberto. La Lazio fallisce l'aggancio all'Inter e va 'solo' a -4 dalla Juve, mentre i nerazzurri sono un punto più su. Non era facile la partita di stasera, e le previsioni sono state rispettate dal verdetto e dall'andamento del gioco, perché il Verona è una squadra appiccicosa, coraggiosa e determinata. Non ha un tasso tecnico complessivo elevato, ma corre tanto e lotta con disperazione su ogni pallone. Inzaghi sceglie la strada delle due punte: Immonile e Caicedo sono i riferimenti in avanti per una formazione che vuole incrementare il bottino di 52 reti (secondo miglior attacco della Serie A dopo quello dell'Atalanta). Il Verona, invece, le punte le lascia in panchina. Forse anche per sopperire all'assenza del tuttocampista Amrabat, Juric si affida al 3-4-3, con Borini centravanti tattico, Verre a destra e Zaccagni a sinistra.

Perde profondità, ma guadagna compattezza. Il Verona è un avversario tosto, organizzato ed equilibrato, che concede occasioni col contagocce e macina chilometri con la disinvoltura di un maratoneta che sa di essere in possesso dei mezzi per arrivare al traguardo. Non è un caso che la prima chance della partita sia proprio a disposizione dei veneti che, dopo 16', con Pessina, costringono Strakosha al miracolo, quindi lo obbligano a bissare l'intervento su Borini che, però, era in fuorigioco. Per vedere una Lazio pericolosa bisogna aspettare il 20': Immobile approfitta di un rimpallo, si libera del diretto marcatore e conclude di sinistro, ma Silvestri in uscita ribatte di piede. Caicedo e Leiva ci provano senza fortuna, poi sale in cattedra Luis Alberto che, quando c'è da inquadrare la porta, non si fa pregare: al 37' costringe a un volo Silvestri per deviare il pallone in angolo con la mano di richiamo; al 45', su buona preparazione di Lulic, con un resoterra velenoso (e probabilmente deviato da un difensore avversario), timbra il palo, quindi impreca. E come dargli torto? La ripresa è una copia del primo tempo, con la Lazio che vorrebbe (e potrebbe), ma non riesce, il Verona che copre con grande duttilità ogni zona del campo. Straskosha para al quarto d'ora, poi la Lazio continua nella sua ricerca di spazi anche dove non esistono. Luis Alberto al 18' conferma di essere abbonato con i pali e timbra il secondo legno dopo che il pallone aveva superato Silvestri. Non è serata. Una conclusione di Verre al 24' fa rabbrividire i già infreddoliti tifosi della curva nord, ma il pallone assume uno strano effetto a uscire e lambisce il palo. E' Straskosha a salvare il risultato su un diagonale di Borini nel finale e i laziali tirano un sospiro di sollievo, perché certe partite si possono pure perdere e, alla fine pareggiarle è un successo. Prima della fine, Milinkovic sbaglia l'aggancio del probabile 1-0 e Silvestri para ancora su Luis Alberto.

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