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Liverpool-Roma, giallorossi per la storia, sogno finale - Le probabili formazioni

Reds incubo da 1984, il passato ritorna: grande attesa per match

Liverpool-Roma, stasera la sfida con la partita di andata delle semifinali di Champions League.

IL QUADRO DELLE PARTITE

Queste le probabili formazioni di Liverpool-Roma, partita di andata delle semifinali di Champions League, che si gioca all'Anfield alle 20,45 (VIDEO).

Liverpool (4-3-3): 1 Kariusz, 66 Alexander-Arnold, 6 Lovren, 4 Van Dijk, 26 Robertson, 7 Milner, 14 Henderson, 21 Oxlade-Chamberlain, 11 Salah, 9 Firmino, 19 Manè. (22 Mignolet, 2 Clyne, 5 Wijnaldum, 17 Klavan, 18 Alberto Moreno, 28 Ings, 29 Solanke). All.: Klopp.
Roma (3-4-2-1): 1 Alisson, 20 Fazio, 44 Manolas, 5 Juan Jesùs, 24 Florenzi, 16 De Rossi, 6 Strootman, 11 Kolarov, 17 Under, 4 Nainggolan, 9 Dzeko. (28 Skorupski, 25 Bruno Peres, 21 Gonalons, 7 Pellegrini, 92 El Shaarawy, 8 Perotti, 14 Schick). All.: Di Francesco.
Arbitro: Brych (Germania). 

Dal Dundee al 3-0 ai blaugrana nel 2002, le notti magiche della Roma

Di Francesco ci crede "Roma, gioca da squadra" - Nessun piano segreto per fermare Salah, grande attenzione alle verticalizzazioni del Liverpool "perchè è la squadra migliore della Champions in questo tipo di giocate, appena recuperano palla", nessun timore dell'atmosfera di Anfield ma anzi la gioia "di giocare in uno stadio e un'atmosfera del genere". E' una Roma che si sente libera dai fantasmi del passato e pronta per partire alla pari con il Liverpool, così come ha fatto con Atletico Madrid, Chelsea, Shakhtar e Barcellona. "Non siamo in semifinale per caso" è il mantra che ripete almeno un paio di volte Alexander Kolarov, ed Eusebio Di Francesco ovviamente si adegua, pur non avendo risolto l'ultimo dubbio di formazione: Under o Schick? Anche da ciò dipende la scelta del modulo. E' probabile che contro i Reds sia riproposto il 3-4-2-1 visto contro il Barcellona, ma si sa anche quanto il tecnico romanisti rinunci difficilmente al 4-3-3. "Ma dobbiamo mantenere quella certa mentalità - precisa - perché solo così possiamo andare avanti". Un'altra cosa Di Francesco tiene a sottolineare: il Liverpool non è solo Salah.

"Non abbiamo preparato la partita su di lui, ma in generale - spiega - e non c'è nessun piano segreto (come ha detto giorni fa Strootman ndr) per fermarlo anche se gli dedicheremo particolare attenzione. Non credo che se fermiamo Salah abbiamo risolto i problemi - aggiunge -: dobbiamo giocare da squadra, perché loro hanno altri grandi giocatori. Vi garantisco che gli altri due davanti (Firmino e Manè ndr) non sono da meno. Se rimpiango di non aver potuto allenare Salah? Lui voleva tornare in Premier e io sono contento di avere a disposizione giovani con grandi mezzi come Under. Quindi guardo avanti, e non al passato". Mentre Kolarov si spinge a dire che "a questo punto la Roma ci deve provare", nel senso di conquistare la Champions, Di Francesco preferisce volare più basso e limitarsi a ribadire che "la Roma non è qui per caso, come non lo è il Liverpool. La forza di giocare d'assieme sarà fondamentale, sapendo che il Liverpool è differente dal Barcellona, come ritmo e intensità, e noi dovremo essere al loro livello per competere". Della semifinale di Anfield affascina anche la sfida tra due allenatori emergenti come quello della Roma e Klopp.

"Lui ha fatto molto più di me - sottolinea Di Francesco -. Ci assomigliamo? Klopp è stato molto simpatico a dire che abbiamo tutti e due barba e occhiali, comunque la sua filosofia di calcio mi piace tanto, e che ci sappia fare l'ha dimostrato anche al Borussia. Sono contento e allo stesso preoccupato di affrontare un allenatore con quella mentalità. Ma lui ne troverà uno che come idee gli si avvicina. Sono contento di giocare questa semifinale, con l'idea di arrivare dove dice Kolarov". Di Francesco sogna un futuro da tecnico in Inghilterra? "Il mio pensiero principale è tenermi stretta la Roma - risponde -, in futuro mai dire mai. Forse sarebbe bello allenare qui, ma se Klopp in italiano sa dire solo spaghetti, io in inglese so dire solo hamburger". Ecco come, con una battuta, si può allentare la pressione: Kiev è vicina, la Roma deve solo saltare l'ultimo ostacolo, quei rossi che per il tifo romanista sono da tanti anni un incubo.


Un incubo che ritorna, i sorrisi beffardi della gente di Liverpool, dal tassista al capo tifoso barista, che ricordano quelli di Grobbelar. Così è di nuovo i Reds contro la Roma, che anche oggi giocherà in maglia bianca come il 30 maggio del 1984, la notte in cui Di Bartolomei e compagni furono campioni d'Europa per 55 secondi, il soffio di tempo trascorso dal rigore segnato da Agostino, dopo quello fallito da Nicol, a quello successivo insaccato da Neal. Su quel minuto scarso sono stati scritti libri e allestiti spettacoli teatrali, adesso è di nuovo Liverpool e in mente tornano altri 55 secondi, quelli fra il penalty fallito da Graziani e il coro pieno di dolore "Roma, Roma, Roma!" che si alzò lo stesso. E poi, ancora beffardo, quello della parte avversa, "We always win in Rome" che rimbombò nell'Olimpico anche dopo la doppietta di Michael Owen nel 2001, in un match di Coppa Uefa finito 0-2.

Ulteriore beffa fu lo 0-1 a favore degli uomini di Fabio Capello nel ritorno in Inghilterra, con coda 'bollente' a base di polemiche arbitrali. Il risultato non cambiò: Roma eliminata. Un passato che ritorna perché qui, pur nel rispetto dell'avversario, sono in molti a pensare che la storia sarà di nuovo a favore dei Rossi rivitalizzati dal mago Klopp, che alla vigilia sfodera ottimismo e risate, e forti del fuoriclasse che l'estate scorsa è stato strappato proprio alla Roma. 'Momo' Salah, appena eletto miglior giocatore della Premier, manda in estasi Anfield, ha sempre segnato contro le sue ex squadre e oggi spera di ripetersi perché vuole prendersi la gloria in Europa. A Trigoria ha ancora tanti amici, ma si sa che a volte il calcio è spietato. Come per Steven Gerrard e Francesco Totti, le ultime vere 'bandiere' del calcio: avrebbero voluto affrontarsi un'altra volta, e invece il tempo ha vinto.

Intanto i romanisti sono spinti da una fede incrollabile al punto che alcuni di loro sono arrivati a Liverpool privi di biglietto. Ma spiegano che dovevano comunque esserci, per provare a spezzare un incantesimo e vedere da vicino il nemico. E una curva, la Kop, che in fondo mette i brividi. Sì, è proprio vero che il 30 maggio del 1984 è la data impossibile da dimenticare, delle lacrime e delle sconforto di una città che si sentiva già campione e invece inciampò sui tiri dal dischetto, dopo che due dei migliori specialisti di allora, Pruzzo e Cerezo, erano usciti durante il match e quindi impossibilitati a tirare. Falcao non se la sentì per via dei crampi, Grobbelar la ebbe vinta con le sue smorfie, Testaccio si ritrovò con tante bandiere da ripiegare e mettere via in attesa di tempi migliori. Si spera che siano arrivati adesso, ci sono un sogno chiamato Kiev e l'ottimismo tipicamente americano del presidente James Pallotta, che ha trovato anche lo sponsor di maglia da 40 milioni e spera di farsi un altro bagno in fontana la notte del 2 maggio. Quello è l'appuntamento per il quale la gente di fede giallorossa ha fatto nottata in fila per un biglietto, ma si sa che per il Liverpool, i romanisti sono in coda al botteghino da 34 anni. Intanto c'è Anfield, e non è affatto poco, anche per chi ha già buttato fuori Messi e Iniesta.  

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