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Benevento, positivo Lucioni: 'Agito in buona fede'

Capitano del Benevento: 'Positività doping? Era solo cura'. Vigorito, 'pomata cicatrizzante'

Un ''farmaco assunto in buonafede'' su indicazione del medico del Benevento: è questa la difesa di Fabio Lucioni, capitano del club campano positivo ad un controllo antidoping. "Nell'attesa che vengano compiuti tutti gli accertamenti del caso - dichiara all'Ansa Lucioni - mi limito a dire di aver esclusivamente seguito le prescrizioni del medico sociale del Benevento e di aver esclusivamente assunto, in totale buona fede, farmaci terapeutici da lui indicati".

Il difensore ha fallito il test effettuato dalla Nado Italia dopo la gara persa dai campani in casa con il Torino 1-0, domenica 10 settembre: la sostanza rilevata è l'anabolizzante Clostebol. Lucioni, che lunedì compirà 30 anni, ne rischia da uno a quattro di squalifica.  La notizia della positività di capitan Lucioni scuote la tifoseria del Benevento. Riguarda uno dei pilastri della squadra, protagonista della storica cavalcata prima dalla Lega Pro e poi in serie A, riconfermato per la sfida - finora rivelatasi piena di difficoltà con tutte sconfitte incassate nelle prime gare di campionato - della massima serie. E naturalmente, al termine della seduta di allenamento di oggi, nell'elenco dei convocati di mister Baroni per la partita di domenica prossima contro il Crotone, in Calabria, risultava tra i difensori proprio lo storico capitano. Lucioni, 30 anni, è a Benevento dal 2014.

"La società ha preso atto del comunicato ed è rimasta sbalordita": così il presidente del Benevento, Oreste Vigorito, ha commentato a Sky Sport la positività di Fabio Lucioni. "E' un ragazzo che sta attento anche se beve un bicchiere d'acqua - ha aggiunto il presidente - siamo rimasti veramente sorpresi. Lucioni ha fatto uno sforzo di memoria ed ha ricordato di aver usato una pomata per cicatrizzare una escoriazione che si era fatto in allenamento. Ho chiesto le controanalisi e soprattutto ho chiesto se sia possibile usare una pomata cicatrizzante e ritrovarsi positivi. In un momento difficile come questo è stato un fulmine a ciel sereno".

Doping e calcio, da Peruzzi a Davids quanti casi  - Pallone e doping, un nuovo caso nel calcio italiano. Si allunga la lista dei giocatori professionisti pescati all'antidoping, il capitano del Benevento Fabio Lucioni è l'ultimo in ordine di tempo. Prima di lui, di recente, era toccato a Lorenzo Di Livio, 20enne centrocampista della Ternana e figlio dell'ex ala Angelo Di Livio, positivo per cannabis a maggio scorso e poi squalificato per cinque mesi. L'elenco dei casi di doping ha nomi illustri. L'ultimo e' quello di Adrian Mutu, positivo nel 2010 per sibutramina, uno stimolante, dopo essere gia' incappato in un caso di cocaina. Fu squalificato nove mesi. Stessa sostanza e risonanza ben maggiore per Diego Armando Maradona, che nel '91 vide infrangere la sua carriera napoletana su un caso di positività poi ripetuto (ma all'efedrina) nel '94. Per la polvere bianca hanno dovuto smettere di giocare (doppia positivita') l'ex juventino Jonathan Bachini ed il portiere di Perugia e Crotone Angelo Pagotto. Francesco Flachi era positivo nel 2007, e la recidiva nel 2009 gli e' costata dodici anni di stop che formalmente sta ancora scontando, avendo appeso gli scarpini da tempo.

Ma se i 'vizi' privati si affacciano a volte sul prato verde, il campo di calcio non e' immune neanche dal doping della forza e della fatica. La 'madre' di tutte le positivita' fu, nel settembre del 1990, quella al Lipopill di Angelo Peruzzi ed Andrea Carnevale nella Roma del presidente Viola. Un anno di squalifica, nonostante il tentativo di convincere i giudici che si trattava di un farmaco dopo una cena troppo abbondante. Numerosi i casi di positivita' al nandrolone, una vera epidemia a cavallo degli anni '90 e dei primi del duemila. Christian Bucchi, attuale allenatore del Sassuolo, e Salvatore Monaco, allora al Perugia, nel 2001 si presero 16 mesi di stop, poi dimezzati. Sconto di pena anche per Fernando Couto, portoghese del Parma che nel 2001 ebbe prima dieci mesi, poi ridotti a quattro. Stesso anno, stessa sostanza per lo juventino Edgar Davids, fermato quattro mesi. E ancora il russo Shalimov, ex Foggia, Inter e Napoli, fermato due anni nel '99, mentre Manuele Blasi (2004) se la cavo' con sei mesi. Sospesi per la stessa sostanza, e dopo spiegazioni piu' o meno fantasiose anche Gillet (Bari), Torrisi (Parma), De Rold (Pescara), Caccia e Sacchetti (Piacenza). Famoso il caso di Marco Borriello, sospeso tre mesi per positivita' a prednisone e prednisolone (metaboliti del cortisone) dopo un Milan-Roma. La corte fu clemente perche' tenne conto anche della spiegazione fornita dall'allora fidanzata del calciatore, Belen Rodriguez.
   

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