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Morto Menicucci, arbitrò Rivera, Riva e Mazzola

Ha diretto 130 gare Serie A, storico opinionista Processo lunedì

Dopo una lunga malattia è morto oggi a Firenze Gino Menicucci all'età di 77 anni. Una malattia contratta nel 2004 dopo un intervento chirurgico per risolvere un'ernia del disco. Anche se nato a Parigi il 7 marzo del 1938, Menicucci è da sempre stato un fiorentino doc (grande tifoso della Fiorentina) e un apprezzato arbitro italiano e internazionale. A Firenze era conosciuto anche per il suo negozio di giocattoli, vicino al Ponte Vecchio, in particolar modo per il 'Pinocchio' di legno. Da sempre iscritto all'Aia di Firenze, fa il suo esordio in serie A nel 1972 per poi terminarla nel 1984 dopo 130 gare nella massima serie, arbitrando i grandi campioni di quegli anni: Rivera, Riva, Mazzola e tanti altri. Nel 1974, in occasione di un Foggia-Milan, ultima giornata di campionato, il dirigente del Foggia Sergio Affalato cercò di corrompere Menicucci, arbitro dell'incontro, e i guardalinee regalando loro tre orologi. Gino Menicucci rifiutò e raccontò tutto all'ufficio-inchieste prima e al giudice sportivo poi. Precedentemente Menicucci, dopo un iniziale coinvolgimento, era uscito completamente pulito dall'inchiesta sul Totonero, tanto da essere stato l'unico prosciolto da ogni capo di accusa in sede di istruttoria. A seguito della prova della sua innocenza fu fatto diventare arbitro internazionale (1981). La sua carriera arbitrale si chiude con una sospensione comminata dalla Commissione Disciplinare dell'AIA, per dichiarazioni non autorizzate rilasciate ad un quotidiano, nelle quali Menicucci aveva attaccato i vertici del calcio italiano e della propria Associazione per mancanza di trasparenza. Storico opinionista, come al Processo del Lunedì di Aldo Biscardi, poi giornalista, e vincitore del Fiorino D'Argento dalla sezione di Firenze, massimo riconoscimento sezionale per la carriera di arbitro. "Perdiamo un appassionato di calcio, un grande arbitro ed un vero uomo di sport. Con la morte di Gino Menicucci perdo anche un caro amico", lo ha salutato il presidente dell'Aia (l'associazione italiana arbitri), Marcello Nicchi. "Alla famiglia - prosegue Nicchi - vanno, anche a nome dei 35 mila arbitri italiani, i sentimenti di cordoglio e la nostra vicinanza ed affetto".

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