Tra coloro che sognano il podio
olimpico e non ne possono più di non potersi allenare a causa
del coronavirus e delle limitazione imposte ci sono gli azzurri
del tiro a volo. Protagonisti di tante edizioni dei Giochi, sono
come tantissimi italiani in stand by e non possono dedicarsi a
quella che è la loro vita. Ma anche se Tokyo 2020 è stata
rinviata di un anno, gli allenamenti non sono mai abbastanza, e
ora chiedono di poter tornare nei centri dove sparano ai
piattelli. Da qui l'appello del veterano azzurro Giovanni
Pellielo, sette Olimpiadi disputate, dal 1992 al 2016, e quattro
volte sul podio, con 3 argenti e un bronzo, in altrettante
diverse edizioni. "Siamo in attesa trepidante di poter ripartire
- dice Pellielo -, e speriamo che questa notizia giunga molto
presto. Il nostro sport può essere fatto in totale sicurezza,
perché esistono le distanze così tanto invocate dal ministro
della Salute: siamo minimo a tre metri di distanza l'uno
dall'altro quando ci alleniamo". "Quindi abbiamo la possibilità
di farlo in totale sicurezza - dice ancora Pellielo- , e
all'aperto, e sappiamo che distanza sociale a aria aperta sono
fattori invisi a questo terribile virus. Ora fateci rivivere le
gioie che il nostro sport è in grado di regalarci".
A Pellielo si aggiunge il presidente della Fitav Luciano
Rossi, ex tiratore azzurro e in passato anche vicepresidente
della Issf, ente mondiale del tiro. "Abbiamo presentato al Coni
e al comitato paralimpico - dice Rossi -, e nelle prossime ore
la presenteremo anche al governo, un'analisi precisa della
sicurezza della pratica del tiro a volo, che rivendichiamo da
sempre, ma anche alla luce di questa drammatica emergenza. Ora
vogliamo ripartire, convinti di avere tutte le carte in regola
affinché questo ci venga concesso. Confido nella considerazione
che, ne siamo certi, abbiamo meritato. Ho promesso di tagliarmi
la barba solo al momento della conclusione di questa emergenza e
della ripresa della nostre attività: confido di poterlo fare
molto presto".
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