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Bolt più veloce del 'caso' Gatlin, 'ora una vita normale'

Coe contro l'americano ex dopato. Ma Usain dribbla le polemiche

Usain Bolt - saluta e ringrazia, e non vede l'ora di "vivere una vita normale". L'altro - Justin Gatlin - dopo aver zittito il pubblico, sottolinea di aver pagato i propri errori e "in ogni caso non sono un bad boy". Sotto il cielo del Queen Elizabeth, lo stadio di Londra del parco olimpico intitolato alla Regina, si è consumato un clamoroso passaggio di consegne. Bolt non ha vinto l'ultima finale dei 100 della sua carriera di leggenda dello sprint. Ma a batterlo non è stato 'l'uomo nuovo' Chris Coleman, velocista Usa di Atlanta, o il compagno della Giamaica Yohan Blake, ma il 35enne Gatlin. Sì, proprio lui, l'uomo che non ti aspetti, il campione olimpico 2004 e oro mondiale l'anno dopo, poi fermato a lungo per doping (era la seconda positività, avrebbe dovuto essere squalificato a vita ma venne graziato perché la prima volta fu 'somministrazione inconsapevole'), fischiato dal pubblico londinese fin dalle batterie.

Da quelle parti non vogliono sentire voci e malignità sul loro idolo Mo Farah, ma per il resto chi si porta dietro certe colpe è marchiato a vita, e perfino il presidente della Iaaf Sebastian Coe fa capire di non essere entusiasta della vittoria del newyorkese: "Non e' stato scritto il copione perfetto". Ecco perché Gatlin, dopo aver battuto Bolt davanti al quale si è inchinato, non ha potuto compiere un intero giro dello stadio dopo la vittoria. Meglio evitare i rischi di altre sonore contestazioni, visto che il pubblico ti vede un po' come un demonio. E poi tanto la bandiera americana se l'è messa addosso lo stesso, per la sua personale festa a beneficio dei fotografi. Meglio far finta di niente, "perché - come Gatlin ieri ha ripetuto varie volte - ho pagato il mio prezzo, e adesso ho centrato un successo per il quale ho lavorato per anni. I fischi? non ci ho pensato, ma è brutto che quelli per me siano più fragorosi di quelli riservati ad altri che, anche loro, hanno subìto squalifiche. Non sono un bad boy, quella è un'etichetta che qualcuno mi ha appiccicato addosso". E Bolt? Per lui dopo quel bronzo non era il momento di fare polemiche, quella di ieri "è stata una notte che non dimenticherò mai. Grazie al pubblico e a tutta la gente venuta dalla Giamaica per sostenermi. Il mio ultimo anno è stato per loro, lo dovevo ai miei tifosi".

Infatti fosse stato per lui Usain, ansioso com'è di vivere una vita normale, avrebbe già smesso dopo la tripletta olimpica di Rio, poi un po' per ripagare l'affetto di tanta gente, e un po' per compiacere alcuni sponsor, ha deciso di continuare per altri dodici mesi, magari senza allenarsi come prima. Così si spiegano la rinuncia ai 200 di Londra e certe incertezze, specie in fase di partenza, che al Queen Elizabeth ha pagato carissime. Del resto che non fosse il solito campionissimo si era intuito fin dalla semifinale. Per ringraziare gli spettatori londinesi e far festa con loro, ieri notte Bolt dopo la gara si è messo sulle spalle, prima di fare la sua mossa 'dell'arciere', la bandiera della Gran Bretagna, poi ci sono state d'affetto commoventi, "che mi hanno emozionato". Lascia con il sorriso, perché questo è il suo modo di essere, ma dopo la finale della staffetta 4X100 di sabato prossimo è bene chiarire che lo sport, quindi non solo l'atletica, perderà uno dei più grandi campioni della sua storia, icona della Giamaica come solo Bob Marley. "Ho capito che se non fossi partito bene avrei avuto vita difficile - ha spiegato Bolt -. Ho provato lo stesso, fino in fondo: non è bastato. Gatlin è un grande agonista, un lavoratore e ha meritato questo titolo. Sono deluso, ma rinnego nulla: era un anno 'dovuto' ai miei tifosi. I 200? non sono nella condizione per affrontare un impegno del genere. E tengo a precisare che non cambio i miei programmi: mi ritiro, ci sono troppi giovani che scalpitano e lascio spazio a loro. Adesso sarà bello vivere una vita normale, lo sport mi mancherà, ma non vedo l'ora di voltare pagina anche se non so esattamente cosa farò". Intanto ha postato sui social, tramite 'Team Jamaica', un video girato a notte fonda nella sua camera d'albergo, in cui ringrazia tutti per l'affetto ricevuto, e la fidanzata modella Kasi Bennett, che si trova con lui. Le prodezze di Rio, anche extra-pista e in salsa carioca, sembrano già lontane, Usain vuole una vita normale e ha messo la testa a posto.

   

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